Calano gli aborti. Ma una gravidanza su sei finisce con un'interruzione

Legge 194

Calano gli aborti. Ma una gravidanza su sei finisce con un'interruzione

di redazione
Presentata al Parlamento la Relazione annuale sull'attuazione della legge 194: in diminuzione gli aborti, anche tra le minorenni. Nel 2013 se ne sono registrati il 4,2% in meno rispetto al 2012. Rimane alto il ricorso all'aborto tra le straniere

Sempre meno donne in Italia ricorrono all'interruzione volontaria di gravidanza. Nel 2013 i casi di aborto sono diminuiti del 4,2% rispetto al dato definitivo del 2012: 102.644 interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) contro le 107.192 casi dell'anno precedente. È quanto si legge nella Relazione annuale sull'applicazione della legge 194, che stabilisce norme per la tutela sociale della maternità e per l'IVG, inviata al Parlamento dal Ministero della Salute.

Il dossier, che contiene i dati definitivi relativi al 2012 e quelli preliminari del 2013, conferma quindi la tendenza storica alla diminuzione degli aborti nel nostro paese. Se si guarda al tasso di abortività, cioè al numero delle IVG per 1.000 donne tra 15 e 49 anni, che rappresenta l'indicatore più accurato per una corretta valutazione, nel 2013 è risultato pari a 7,6 per 1.000, con un decremento del 3,7% rispetto al 2012 (7.9 per 1.000).

Il 34% dei casi di aborto totali riguarda donne straniere, da parte delle quali rimane elevato il ricorso a questa pratica anche nel 2013. Tra le minorenni, il tasso di abortività nel 2012 è risultato pari a 4.4 per 1.000, inferiore alla media degli altri paesi dell'Europa Occidentale. Per quanto riguarda le prestazioni sanitarie legate all'interruzione di gravidanza, secondo la Relazione, sono in diminuzione i tempi di attesa, anche se con forti differenze da regione a regione.

Sul fronte caldo dell'obiezione di coscienza, il numero di chi si rifiuta di aiutare le donne ad abortire è aumentato, passando dal 58,7% di medici obiettori del 2005 al 69.6% nel 2012. Nonostante questo, da quanto si legge nel dossier, non emergono criticità su base regionale nei servizi di IVG. Le interruzioni vengono effettuate nel 64% delle strutture disponibili, con una copertura soddisfacente, tranne che in due regioni molto piccole. Il numero dei punti IVG, paragonato a quello dei punti nascita, mostra che mentre il numero di aborti è pari a circa il 20% del numero di nascite, il numero di punti IVG è pari al 74% del numero di punti nascita, superiore, cioè, a quello che sarebbe rispettando le proporzioni fra IVG e nascite.

Confrontando poi punti nascita e punti IVG rispetto alla popolazione femminile in età fertile, a livello nazionale, per ogni tre strutture in cui si praticano aborti, ce ne sono quattro in cui si partorisce. Infine, considerando le interruzioni settimanali a carico di ciascun ginecologo non obiettore, ipotizzando 44 settimane lavorative in un anno, a livello nazionale ogni non obiettore ne effettua 1,4 a settimana, un valore medio fra un minimo di 0,4 (Valle d'Aosta) e 4,2 (Lazio). Il numero dei non obiettori nelle strutture ospedaliere risulta quindi congruo rispetto alle IVG effettuate. Il numero degli obiettori di coscienza nei consultori, conclude il dossier, è sensibilmente inferiore rispetto a quello registrato nelle strutture ospedaliere.