La trappola dell'equivalenza terapeutica: 1.500 farmaci potrebbero diventare a pagamento

L’allarme Fimmg

La trappola dell'equivalenza terapeutica: 1.500 farmaci potrebbero diventare a pagamento

di redazione

«Se vuole continuare con la terapia che sta facendo adesso, la deve pagare di tasca sua. Se invece preferisce non pagare, dobbiamo cambiare farmaci». 

Presto molti pazienti italiani potrebbero sentirsi dire queste parole dal proprio medico. E questa volta non si tratta del cambio tra farmaco “di marca” e generico a cui siamo abituati, ma di farmaci “terapeuticamente equivalenti”, vale a dire diversi principi attivi, ma che recano nel bugiardino la stessa indicazione terapeutica e hanno un “profilo rischio-beneficio sovrapponibile”. 

È il risultato di determina dell’Agenzia del farmaco approvata lo scorso marzo e che secondo la Federazione italiana dei medici di famiglia (Fimmg) potrebbe interessare circa 1.500 medicinali, soprattutto prodotti innovativi e per malati cronici, sia della fascia “H” relativa ai farmaci ospedalieri che quelli “a distribuzione diretta” o “per conto”, ossia acquistati dalle Asl a prezzi scontati e distribuiti poi in farmacia. 

«La stretta - sostiene la Fimmg in una nota - dovrebbe arrivare dalle gare d’acquisto regionali di medicinali appunto “terapeuticamente equivalenti”, che ad oggi qua e là già si fanno, ma che ora potrebbero diventare generalizzate, consentendo di acquistare - al miglior prezzo - un prodotto ed escludendo tutti gli altri che rientrano in quella che, tecnicamente, si chiama “classificazione ATC di 4° livello”. Per capire meglio, ricordiamo che il primo livello sono ad esempio tutti i medicinali per il sistema nervoso centrale, il secondo gli psicoanalettici, il terzo tutti gli antidepressivi, al quarto troviamo varie categorie tra cui sono classificati i così detti Antidepressivi inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), che raggruppano circa 38 medicinali diversi con 7 molecole diverse, dalla Seretralina (Zoloft, Tatig, Tralisen) all’ Escitalopram (Cipralex, Entact). E tra questi uno solo, quello che batterà all’asta il prezzo più basso, resterà mutuabile».

«Tra il farmaco che avrà battuto il prezzo più basso e quelli che verranno invece esclusi dalla rimborsabilità sembra non ci siano differenze, invece il danno per gli assistiti ci sarà eccome», mette in guardia il segretario nazionale della Fimmg, Giacomo Milillo. «Premesso che questa delle gare per equivalenza terapeutica sarebbe un’anomalia tutta italiana nel panorama europeo, non si può dire che ai farmaci è sufficiente appartenere alla medesima classe ATC per avere la medesima efficacia sul singolo paziente, che risponde in modo diverso già se ingerisce la stessa molecola in bustine anziché in pillole, figuriamoci se poi il principio attivo è proprio diverso».

«Inoltre –prosegue Milillo- manca nella determina Aifa qualunque tutela per l’assistito sulla continuità terapeutica, visto che il paziente nell’ambito di un medesimo percorso assistenziale potrebbe essere costretto ad usare un anno un farmaco e quello successivo un altro, che casomai si è aggiudicato la gara». Infine, sottolinea il segretario Fimmg, «Il fatto che si indichino le gare di farmaci ospedalieri e a distribuzione diretta come principale scopo della determina Aifa, non si esclude poi che il criterio dell’equivalenza terapeutica possa venire esteso anche alle altre migliaia di prodotti venduti normalmente in farmacia».

Il risultato è che circa la metà dei 2.700 medicinali oggi mutuabili e a esclusivo uso ospedaliero o a distribuzione diretta potrebbe diventare a pagamento con un colpo di penna.

Il provvedimento è stato sospeso per 90 giorni rinnovabili una sola volta. «Per questo chiediamo un incontro al presidente dell’Aifa, Mario Melazzini, al quale chiederemo di ritirare in toto la Determina sulla gare per farmaci equivalenti» conclude Milillo.