Nel 2018 i biosimilari spiccano il volo, a rilento gli equivalenti

Farmaci

Nel 2018 i biosimilari spiccano il volo, a rilento gli equivalenti

di redazione

Bilancio positivo dei farmaci equivalenti e biosimilari nel 2018. Ma sono i biosimilari a registrare la performance più brillante, anche grazie all’arrivo sul mercato di molecole di più recente scadenza brevettuale. Il bilancio sul giro d’affari del comparto Il dato è contenuto nel Report annuale 2018, realizzato dal Centro studi Assogenerici, l'associazione delle imprese del settore, su dati IQVIA.

Equivalenti a passo lento: 22% del mercato. Lo scorso anno i farmaci equivalenti (i “generici”) hanno assorbito il 22,23% del mercato a confezioni (quota in aumento dello 0,76% rispetto al 2017) e il 13,8% del mercato a valori (in crescita dell'1,4% sul 2017) nel canale farmacia. Un giro d’affari quasi esclusivamente a carico del Servizio sanitario nazionale, visto che l’89,2% delle confezioni vendute risulta classificato in classe A, cioè totalmente rimborsabile.

Consumi Ssn in calo, non si chiude il gap tra i mercati regionali. Nel 2018, comunque, è proseguita la generale contrazione del mercato di classe A rimborsato dal Ssn nel canale farmacia: le confezioni rimborsate sono scese dello 0,9% rispetto ai 12 mesi del 2017 e la spesa del 3,8%. In particolare, in calo del 16,6% la spesa relativa ai prodotti ancora coperti da brevetto (-12,6% a confezioni) e in crescita invece la spesa per gli equivalenti +8,7% (+3,3% a confezioni) rispetto al precedente anno.

Per quanto riguarda invece i consumi per aree geografiche resta inalterata la tradizionale polarizzazione dei consumi: il ricorso alle cure equivalenti continua a salire al Nord (36,8% a unità e 27,8% a valori), più lentamente al Centro (27,2% a unità; 21,1% a valori) e al Sud (21,9% a unità e 16,8% a valori), a fronte di una media nazionale attestata al 29,7% a confezioni e al 22,7% in valori.

Inalterata anche l’inclinazione ai consumi nelle singole Regioni: in testa la Provincia autonoma di Trento, dove è off patent l’83,5% delle unità dispensate dal Ssn in classe A e il generico assorbe il 42,8% del totale. Seguono Lombardia (81% e 38,9%), Emilia Romagna (83,5% e 36,6%) e Friuli ( 82,4% e 36,4%). All’estremo opposto la Calabria, con una incidenza di off patent sul totale rimborsato Ssn dell’81,4%, ma con una quota di equivalenti del 19,9%.

Ammonta infine a 1.101 milioni di euro la quota versata come differenziale di prezzo dai cittadini per ritirare il brand al posto dell’equivalente: l’incidenza maggiore a livello regionale, in crescita sul 2017, si registra in Sicilia (15,8% per complessivi 114 milioni) e nel Lazio (15,5% pari a 139 milioni). L’incidenza più bassa si registra invece ancora in Lombardia, dove il differenziale versato di tasca propria dai cittadini è l’11,1% della spesa regionale Ssn nel canale retail, per un totale di 144 milioni di euro.

In ospedale. Nel canale ospedaliero, infine, nel 2018 i prodotti equivalenti hanno assorbito il 27,3% del mercato a volumi e il 6,4% del mercato a valori.

Dodici biosimilari assorbono il 17% dei consumi. Nel 2018 le molecole biosimilari in commercio sul mercato italiano sono salite da otto a dodici e hanno assorbito il 17% dei consumi nazionali contro l’83% detenuto dai corrispondenti originator, registrando una crescita complessiva dei consumi del 53,7% rispetto al 2017.

Sono inoltre salite da tre a quattro le molecole protagoniste sul mercato nazionale del sorpasso nelle vendite di biosimilare rispetto al biologico originatore. A realizzare il maggior grado di penetrazione sul mercato è stato il Filgrastim, i cui cinque biosimilari in commercio hanno assorbito il 95,14% del mercato a volumi. La seconda miglior performance è appannaggio delle Epoetine, che hanno assorbito il 78,05% del relativo mercato a volumi. Entrambe le molecole sono in commercio in versione biosimilare dal 2009 e ciò rende ancora più ragguardevole la performance di altre due molecole: l’Infliximab (tre biosimilari in commercio, prima commercializzazione nel febbraio 2015) che in un paio d’anni (la prima commercializzazione risale al febbraio 2015) è arrivato a totalizzare il 73,74% del mercato a volumi e soprattutto il rituximab, in versione biosimilare dal luglio 2017 e già in grado di assorbire il 54, 84% del mercato di riferimento.

Arretra invece la Somatropina biosimilare, commercializzata dal 2007, che raccoglie il 21,70% a volumi in un mercato ancora saldamente (78,30%) detenuto da sette altri prodotti originatori.

Ancora in via d’assestamento, infine, la penetrazione sul mercato dei biosimilari di più recente registrazione, a partire dalla Follitropina alfa, in commercio dall’aprile 2015, titolare nel 2018 del 14,14% del mercato della molecola a volumi. Migliore invece la prestazione dell’Insulina Glargine, con il primo biosimilare in commercio da febbraio 2016, con il 17,58% del mercato a volumi. Più veloce l’Etanercept , entrato sul mercato nell’ottobre 2016 e arrivato a totalizzare nel 2018 il 36,04% del mercato a volumi.

Ampiamente diversificato, ma stabile il quadro dei consumi a livello regionale: a registrare il maggior consumo di biosimilari per tutte le molecole in commercio sono la Valle d’Aosta e il Piemonte con una incidenza dei biosimilari del 50,21% sul mercato complessivo di riferimento. Seguono, appaiate ma decisamente distanziate dalle prime due, Emilia Romagna e Toscana dove i biosimilari assorbono rispettivamente il 23,13% e il 21,58% del mercato di riferimento.

All’estremo opposto Umbria (5,31%), Puglia (6,94%) e Calabria (7,25%).