Assogenerici: dal “Ddl concorrenza” strada spianata agli oligopoli

Farmaci

Assogenerici: dal “Ddl concorrenza” strada spianata agli oligopoli

di redazione

Le «marce alte che qualcuno sta cercando di ingranare» nelle gare per la farmaceutica territoriale e per la distribuzione diretta insieme con le norme inserite nel “Ddl Concorrenza” «rischiano di condizionare e svilire definitivamente quel ruolo fiduciario che si presume debba e voglia essere affidato ai farmacisti e alle farmacie nell’ambito del Servizio sanitario nazionale».

A sostenerlo è stato Enrique Häusermann, presidente di Assogenerici, l'associazione delle imprese di farmaci equivalenti, intervenendo al convegno sull’evoluzione della professione farmaceutica tra Stato e mercato organizzato dalla Federazione degli ordini dei farmacisti a Milano, in occasione di di Farmacista Più.

«Per sottolineare il ruolo chiave che dovrebbe essere svolto da questi professionisti - ha sottolineato Häusermann - si è parlato più volte della farmacia del futuro come front office del Ssn. Ma nella realtà quotidiana questo concetto è ancora poco interiorizzato e nei fatti “tradito” da scelte operativo-istituzionali a volte discutibili».

L’evoluzione dell’offerta terapeutica, l’ampia disponibilità di farmaci, la crescente attenzione alla terapia della cronicità «porrebbero la figura del farmacista al centro della Clinical Governance - ha proseguito il presidente di Assogenerici - per il loro ruolo insostituibile nella Pharmaceutical Care, nella continuità assistenziale, nell’attività di farmacovigilanza per la continua revisione del profilo di sicurezza dei farmaci. Ma perché ciò accada è necessario che i professionisti possano tornare a gestire tutti i medicinali che in modo artificioso sono stati sottratti alla dispensazione in farmacia per tenere a freno la spesa convenzionata, mettendo a disposizione di medici e pazienti tutti i benefici derivanti da un Pht flessibile e omogeneo a livello nazionale».

Secondo Häusermann, però, la minaccia che la professione del farmacista si trova a dover affrontare è nelle misure inserite nel Ddl annuale per la concorrenza, in procinto di riprendere il proprio iter al Senato: «La soglia massima del 20% acquisibile a livello regionale da parte dei professionisti rischia di tradursi in uno sberleffo agli obiettivi di concorrenzialità dichiarati dal provvedimento. Basti pensare che nel mercato etico, secondo dati Ims Health, il 30% delle farmacie genera il 49% delle vendite. La norma, che non prevede parametri riferiti agli effettivi volumi di vendita di ciascun esercizio, offre su un piatto d’argento la possibilità alle società di capitali di creare situazioni di quasi monopolio. E questo - ha concluso – è un rischio che nessun sistema sanitario evoluto, tanto meno il nostro, può permettersi di correre».