Cancro: in Italia mille nuove diagnosi ogni giorno

Il rapporto

Cancro: in Italia mille nuove diagnosi ogni giorno

di redazione
I casi di tumore aumentano per le donne e diminuiscono per gli uomini. Di cancro si muore sempre meno, merito delle terapie più efficaci e dello screening. Attenzione però al rischio di sovradiagnosi con il Psa. Ecco cosa dice il nuovo censimento delle patologie oncologiche nel nostro paese

Mille persone ogni giorno ricevono una diagnosi di cancro. Di tutti i dati contenuti nel rapporto “I numeri del cancro in Italia 2016”, è quello che colpisce di più. «È un numero importante -spiega Carmine Pinto, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica - che evidenzia il peso della patologia oncologica e lo sforzo continuo per migliorare la sopravvivenza dei pazienti non solo in termini quantitativi ma anche di qualità di vita».

Ma nel censimento ufficiale delle patologie oncologiche realizzato dall’ Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e dall’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum) di dati indicatori dell’impatto della malattia sulla popolazione italiana ce ne sono molti altri. Nel 2016 sono stimate complessivamente più di 365 mila nuove diagnosi di cancro: la neoplasia più frequente è quella del colon-retto (52.000), seguita da seno (50.000), polmone (41.000), prostata (35.000) e vescica (26.600). Negli ultimi decenni si è registrato un costante incremento della prevalenza di pazienti con storia di cancro in Italia: erano 2 milioni e 244 mila nel 2006, sono aumentati sino a oltre tre milioni nel 2016. 

Diminuisce la mortalità

I numeri del rapporto dicono anche che di cancro si muore di meno. I  big killer iniziano a far meno paura, in particolare le neoplasie del polmone, prostata, colon-retto e stomaco. La tendenza viene registrata anche dalle statistiche dell’Istat: per il 2013, ultimo anno disponibile, sono 176.217 (98.833 fra gli uomini e 77.384 fra le donne) i decessi attribuibili a tumore, 1.000 in meno rispetto al 2012. «La mortalità continua a diminuire in maniera significativa in entrambi i sessi come risultato di più fattori – afferma Pinto -, quali la prevenzione primaria (e in particolare la lotta al tabagismo, alla sedentarietà e a diete scorrette), la diffusione degli screening su base nazionale e il miglioramento diffuso delle terapie in un ambito sempre più multidisciplinare e integrato». Oggi le due neoplasie più frequenti, quella della prostata negli uomini e del seno nelle donne, presentano sopravvivenze a cinque anni che si avvicinano al 90 per cento. E la percentuale cresce ancora di più elevate quando la malattia è diagnosticata precocemente.

Nuove diagnosi: aumentano per le donne, diminuiscono per gli uomini

I dati del censimento fotografano due scenari opposti per le donne e per gli uomini: aumentano i nuovi casi di tumore fra le donne e diminuiscono fra gli uomini. 

I casi di tumore tra le donne sono passati da 168.900 del 2015 a 176.200 nel 2016. Le duemila nuove diagnosi di cancro al seno rispetto all’anno scorso si devono in parte all’ampliamento della fascia di screening mammografico in alcune Regioni, che ha prodotto un aumento significativo dell’incidenza tra i 45 e i 49 anni. 

Per gli uomini invece i numeri scendono: le nuove diagnosi erano 194.400 nel 2015, sono 189.600 nel 2016. Il calo del 2,5 per cento in soli 12 mesi 

Screening Psa non per tutti

Quest’anno per la prima volta il volume “I numeri del cancro in Italia”, giunto alla sesta edizione,  dedica un capitolo al test per la determinazione dell’antigene prostatico specifico (Psa). «Agli inizi degli anni Novanta l’introduzione di questo esame ha modificato profondamente l’epidemiologia del tumore della prostata – spiega Pinto -. Il principale aspetto negativo dell’esecuzione non controllata di questo test è il rischio di sovradiagnosi, cioè di individuazione di tumori che non avrebbero dato luogo a sintomi e non sarebbero stati diagnosticati a causa della loro lenta crescita».

È vero che uno studio condotto in Europa su 162.387 uomini ha evidenziato, grazie a questo test, una netta riduzione della mortalità per carcinoma prostatico, pari al 21 per cento,  «ma i risultati - dice Pinto - non sono sufficienti a giustificare un’attività di screening su tutta la popolazione. Non sono infatti evidenti effetti nella diminuzione dei decessi tra gli over 70 e servono strategie migliori per minimizzare sovradiagnosi e sovratrattamento e individuare i gruppi a rischio».

Il test Hpv

Il tumore della cervice uterina è uno più frequenti nelle giovani donne (under 50), al quinto posto con 2.300 nuove diagnosi stimate in Italia nel 2016. 

Alcuni programmi di screening hanno sostituito il Pap-test con il test Hpv (Human Papilloma Virus), che si è dimostrato più efficace nell’individuare precocemente segnali della patologia. «Il nostro Paese, primo in Europa insieme all’Olanda -  afferma Stefania Gori, presidente eletto Aiom -  ha deciso di innovare questo programma di prevenzione dando indicazione ai decisori regionali di spostarsi verso l’Hpv come test primario dello screening cervicale – -. È un cambiamento che sta progressivamente prendendo piede: il test Hpv viene proposto a partire dai 30-35 anni con intervallo quinquennale, mentre nella fascia di età precedente, fra i 25 e i 30 anni, si continuerà a utilizzare il Pap-test con intervallo triennale. Numerosi studi hanno evidenziato una maggiore sensibilità del test HPV nell’individuazione di lesioni tumorali rispetto al Pap-test. Attualmente in Europa diversi documenti di indirizzo lo propongono come test primario e in Italia questo protocollo è al vaglio della Conferenza Stato-Regioni per la sua adozione a livello nazionale. Diverse Regioni hanno già rivisto in questo senso i programmi di screening anche in funzione di una maggiore efficienza». 

Differenze tra Nord e Sud

«Da un lato al Meridione – spiega Lucia Mangone, Presidente Airtum - persistono fattori protettivi che rendono ragione di una bassa incidenza di alcune neoplasie. Dall’altro, la minore attivazione degli screening programmati al Sud spiega i valori di sopravvivenza che, per alcune sedi tumorali, rimangono inferiori a quelli registrati al Nord». 

I tumori rari 

Ogni anno in Italia 89mila persone sono colpite da neoplasie rare. Nel 7 per cento dei casi si tratta di da tumori ematologici (41 casi per 100.000) e per il 18 per cento di tumori solidi rari (106 casi per 100.000). La sopravvivenza a cinque anni è pari al 55 per cento rispetto al 68 per cento dei tumori più frequenti

«Devono essere programmati percorsi dedicati per questi malati - sostiene Mangone- perché sono numerosi i pazienti e le famiglie che, per la frammentazione delle competenze o in mancanza di punti di riferimento, sono spesso costretti a onerosi spostamenti con costi sociali elevati».