Come Covid ha inciso sull’aborto in Europa: sei Paesi lo hanno vietato, sette lo hanno reso più accessibile e sicuro

L’indagine

Come Covid ha inciso sull’aborto in Europa: sei Paesi lo hanno vietato, sette lo hanno reso più accessibile e sicuro

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Immagine: mhx from London, United Kingdom / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)
di redazione
Cosa succede in Europa con l’aborto ai tempi di Covid? Si va dai sei Paesi che hanno deciso di vietarlo ai sette che hanno scelto di offrire servizi di telemedicina per garantire l’assistenza sicura a distanza. In Francia un farmaco antiabortivo non disponibile prima, è diventato accessibile

Nella lista dei danni indiretti della pandemia ci sono già finiti tanti servizi per la salute, alcuni sospesi del tutto, altri interrotti temporaneamente, altri ancora ridotti al lumicino. Dei disservizi nell’assistenza alla salute mentale abbiamo già parlato, ora è la volta dell’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. 

Gli autori di un’indagine pubblicata sul BMJ Sexual & Reproductive Health hanno valutato l’impatto della pandemia sull’aborto in 31 Paesi europei (l’Italia è esclusa) ai tempi del coronavirus. Scoprendo che si sono rafforzate le diseguaglianze nell’accesso ai servizi: dove era difficile abortire prima è diventato ancora più difficile, dove le donne erano ben assistite sono stati potenziati i servizi alternativi, la telemedicina e l’assistenza domiciliare. L’impatto della pandemia è stato molto diverso da Paese a Paese con un’ampia gamma di conseguenze. Alle donne di 6 Paesi europei è stata negata del tutto la possibilità di abortire per ragioni non mediche: in Andorra, Liechtenstein, Malta, Monaco, San Marino e Polonia, l’aborto è stato vietato. In Ungheria  è stato sospeso. 

Sono provvedimenti che espongono le donne ai pericoli degli aborti clandestini e al ricorso a procedure non sicure. 

L’accesso all’interruzione di gravidanza per via chirurgica è stato limitato notevolmente in 12 Paesi europei e negato del tutto alle donne con i sintomi di infezione da Covid-19 in 11 Paesi (Paesi Bassi, Belgio, Germania, Islanda, Lettonia, Lussemburgo, Montenegro, Slovenia, Inghilterra, Galles e Scozia). 

Nessun Paese ha preso in considerazione la possibilità di ampliare i limiti dell’età gestazionale per consentire l’aborto anche oltre i tempi previsti dalle proprie leggi a causa dell’emergenza sanitaria. 

Solo 13 Paesi hanno garantito le consultazioni con i medici utilizzando la tecnologia da remoto (Belgio, Estonia, Irlanda, Finlandia, Francia, Germania, Norvegia, Portogallo, Svizzera, Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord). E solamente 7 Paesi hanno utilizzato la telemedicina per assistere le donne nel momento dell’aborto farmacologico domiciliare. In Danimarca e in Svezia questa possibilità esisteva già prima della pandemia. 

La Francia ha deciso di rendere accessibile alle donne il mifepristone, un farmaco per l’aborto chimico che non era disponibile prima della pandemia, per consentire le interruzioni di gravidanza domiciliari. 

Questi farmaci possono essere consegnati per posta in Inghilterra, Galles, Scozia o consegnati a domicilio in Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda.

«L’aborto è una componente essenziale dell'assistenza sessuale e riproduttiva delle donne. Sebbene estremamente sicuro secondo le procedure raccomandate, è responsabile di una sostanziale morbilità e mortalità materna quando le donne non hanno accesso a cure sicure per l’aborto», sottolineano i ricercatori. 

L'aborto è una delle procedure più comuni per le donne in età riproduttiva. In Europa ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza  6,4 donne su 1.000 di età compresa tra 15 e 44 anni in Svizzera e 19,2  su 1.000 in Svezia. È probabile, ipotizzano i ricercatori, che durante la pandemia la scelta di abortire venga presa da un numero maggiore di donne, a causa delle incertezze economiche, dell'aumentata esposizione alla violenza sessuale e dell'accesso limitato alla contraccezione.

Tirando le somme, in Europa l’impatto della pandemia sui servizi per l’interruzione volontaria di gravidanza è stato duplice e opposto: sono aumentate le diseguaglianze nell’assistenza alle donne in Europa ma in alcuni casi sono stati potenziati servizi di telemedicina estremamente vantaggiosi. 

I ricercatori invitano quindi i politici a intervenire per poter garantire a tutte le donne europee gli stessi diritti prendendo esempio dalle soluzioni individuate dai Paesi virtuosi che hanno preservato e anzi migliorato i servizi, garantendo il diritto di scelta delle donne e proteggendo la loro salute.