Covid-19: sei Paesi africani produrranno i loro vaccini a mRna

L’annuncio

Covid-19: sei Paesi africani produrranno i loro vaccini a mRna

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Immagine: World Health Organization, CC BY-SA 3.0 IGO, CC BY-SA 3.0 IGO <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/igo/deed.en>, via Wikimedia Commons
di redazione
Entra nel vivo il progetto dell’Oms dell’hub vaccinale in Sudafrica che si occupa del trasferimento tecnologico verso Paesi poveri. I primi beneficiari sono Egitto, Kenya, Nigeria, Senegal, Sudafrica e Tunisia. Si parte con i vaccini anti Covid ma si potranno produrre anche altri farmaci

Egitto, Kenya, Nigeria, Senegal, Sudafrica e Tunisia. Saranno questi i primi sei Paesi a ricevere la tecnologia necessaria alla produzione dei vaccini a mRna contro Covid in Africa. L’iniziativa, annunciata dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel corso del vertice Ue-Africa, fa parte di un progetto globale lanciato lo scorso luglio che prevedeva la realizzazione presso lo stabilimento della azienda Afrigen Biologics a Cape Town in Sudafrica di un hub vaccinale per la produzione autonoma di vaccini destinati all’Africa che avesse però tra i suoi obiettivi principali anche il trasferimento tecnologico a beneficio dei Paesi a basso e medio reddito in tutto il mondo. Come previsto dagli accordi iniziali tra i partner (Oms, Medicines Patent Pool e ACT-Accelerator/COVAX), i primi Paesi a essere sostenuti nella produzione dei vaccini a mRna grazie alla condivisione del know-how e al rifornimento delle apparecchiature sono tutti africani. 

L’Oms fa saper di aver stabilito insieme ai governi selezionati una tabella di marcia stringente per riuscire ad avviare la produzione dei vaccini il prima possibile. Si partirà con la formazione del personale già ai primi di marzo, per poi passare all’organizzazione logistica della distribuzione. 

Istituito principalmente per affrontare l'emergenza Covid-19, l’hub di Afrigen ha le potenzialità per produrre anche altri vaccini, farmaci, strumenti diagnostici a seconda delle necessità del momento e si propone come una fonte preziosa di informazioni tecniche a cui possono attingere i Paesi poveri del mondo per ottenere l’autonomia nella gestione delle emergenze sanitarie. 

Lo sforzo iniziale è incentrato sulle tecnologie a mRNA impiegate, oltre che nei vaccini anti Covid, anche nella produzione di insulina,  farmaci antitumorali e, potenzialmente anche per vaccini contro altre malattie infettive come malaria, tubercolosi e Hiv.

L’Oms si è anche impegnata a realizzare insieme all’hub vaccinale un centro di formazione nel settore biomedico aperto a tutti i Paesi interessati a progredire nella ricerca scientifica e clinica e nella capacità di produzione. L'hub di formazione sarà annunciato nelle prossime settimane.

«Nessun altro evento come la pandemia di COVID-19 ha dimostrato che affidarsi a poche aziende per la fornitura di beni pubblici globali è limitante e pericoloso. A medio e lungo termine, il modo migliore per affrontare le emergenze sanitarie e raggiungere la copertura sanitaria universale è aumentare significativamente la capacità di tutti i Paesi di produrre i prodotti sanitari di cui hanno bisogno, puntando come obiettivo principale a un accesso equo», ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms.