Con Donald Trump, la bufala vaccini-autismo punta alla Casa Bianca

Antiscienza al potere

Con Donald Trump, la bufala vaccini-autismo punta alla Casa Bianca

di Giovanna Dall’Ongaro
Il candidato Repubblicano sostiene sulla CNN che le vaccinazioni non sono sicure. E i colleghi del suo partito, entrambi medici, non prendono le opportune distanze

Forse non avrà perso del tutto la fiducia del suo elettorato, ma, grazie alle recenti dichiarazioni sui vaccini, Donald Trump dovrà rinunciare ai voti di gran parte della comunità medico-scientifica. Difficilmente gli verrà perdonato di avere di nuovo proposto di fronte a milioni di americani dai microfoni della CNN la sua ostinata convinzione: esiste una stretta relazione tra le vaccinazioni pediatriche e l’autismo. Ad ascoltare il dibattito tra i candidati alle prossime presidenziali, il 16 settembre scorso, c’erano anche i membri del Autistic Self Advocacy Network , l’associazione americana che difende i diritti delle persone autistiche. Le reazioni non si sono fatte attendere: «Nonostante il gran numero di prove scientifiche che contestano il legame tra autismo e vaccini, questa sera il dibattito per le primarie ha ospitato i commenti del candidato di punta che ha ripetutamente fornito informazioni errate suggerendo l’esistenza di un nesso». 

Difficile per  l’associazione, impegnata da anni a diffondere una corretta informazione sulla patologia, digerire le tesi sostenute da Trump in diretta televisiva. E, se sceglie di sorvolare sull’episodio, raccontato dal candidato repubblicano, di una bambina di due anni diventata autistica in seguito alla vaccinazione, non può ignorare le altre affermazioni ascoltate quella sera. 

La prima: «Io sono a favore dei vaccini - dice Trump- ma la dose deve essere data in un periodo di tempo più prolungato... In questo modo credo avremo un grande impatto sull’autismo».

Peccato però, risponde l’Autistic Self Advocacy Network , che <le vaccinazioni non provocano l’autismo». Non è una questione né di dosi, né di frequenza della somministrazione. 

Ma Trump insiste: «L’autismo è diventato un’epidemia. Venticinque, trentacinque anni fa, guardando le statistiche, era tutto diverso. Ora la situazione è totalmente fuori controllo». Falso, ribatte l’associazione nel suo comunicato: «L’autismo è sempre esistito nella stessa percentuale attuale». Semmai sono progrediti i sistemi per la diagnosi della malattia. 

 

Ma quella sera in televisione c’erano anche altri due candidati alle primarie del Partito Repubblicano, entrambi medici: Ben Carson, neurochirurgo, e Rand Paul, oculista. 

Nessuno dei due, però, ha reagito come i colleghi che li guardavano da casa si sarebbero aspettati. In molti avrebbero voluto un energico «Ma cosa stai dicendo, Trump?», al posto di commenti eccessivamente diplomatici e una serie di “ma” di troppo che hanno indebolito le loro dichiarazioni pro-vaccini. 

Il nesso tra autismo e vaccini, dice Carson, non è stato dimostrato, ma i tempi tra una vaccinazione e l’altra potrebbero essere allungati e poi si potrebbero evitare le vaccinazioni non necessarie. Neanche Paul, l’altro candidato, si è lanciato a spada tratta nella difesa dei vaccini contro la tesi di Trump, limitandosi a dire: «Sono a favore dei vaccini, ma sono anche per la libertà di scelta».  Poteva, forse, fare di meglio.