Ebola: finalmente l’epidemia è finita

11 mila morti

Ebola: finalmente l’epidemia è finita

di redazione
La battaglia è stata vinta. Per la prima volta dall’inizio dell’epidemia, due anni fa, nessun nuovo caso di ebola è stato registrato nei tre paesi interessati da un mese e mezzo.

Il rischio che da qualche parte, nell’Africa occidentale, un focolaio si riaccenda non è cancellato. Ma finalmente, dopo due anni, 11 mila persone morte e 30 mila infettate, l’epidemia di ebola è finita.

Lo ha annunciato oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità: con la fine dell’epidemia in Liberia «tutte le catene di trasmissione note sono state interrotte nell’Africa occidentale».

Sebbene la Liberia fosse stato il primo dei tre paesi maggiormente colpiti dall’infezione (gli altri sono stati Guinea e Sierra Leone) a essere dichiarato “ebola free” nel maggio dello scorso anno, il virus si è rifatto vivo due volte; l’ultima lo scorso novembre. Oggi, passati 42 giorni (due cicli di incubazione del virus) senza nessun nuovo caso e confermata la guarigione dell’ultimo paziente, si può esultare. 

La battaglia è stata vinta. Per la prima volta dall’inizio dell’epidemia nessun nuovo caso di ebola è stato registrato nei tre paesi da un mese e mezzo.

«L’Oms si complimenta con il governo e la gente della Liberia per la loro risposta efficace a questa nuova ricomparsa di ebola», ha commentato Alex Gasasira, rappresentante dell’Oms in Liberia. «La rapida cessazione del nuovo focolaio è una dimostrazione concreta del rafforzamento delle capacità del paese di gestire l’epidemia».

Potrebbe essere questa, infatti, la buona eredità lasciata dalla devastante infezione: il rafforzamento della capacità di risposta alle epidemie dei Paesi africani.

«La capacità di rilevare e interrompere ogni catena di trasmissione è stato un successo monumentale», ha detto il direttore generale dell’Oms Margaret Chan. «È stato necessario fare molto e molto è stato fatto dalle autorità nazionali, da operatori sanitari eroici, dalla società civile, dalle organizzazioni locali e internazionali e da partner generosi. Il nostro lavoro però non è finito ed è necessario continuare la sorveglianza per evitare nuovi focolai».

Se è passata la tempesta, infatti, ebola non è scomparso. I tre paesi restano comunque ad alto rischio di nuovi focolai, come l’ultimo che si è presentato il Liberia dopo mesi dalla fine dell’epidemia. 

Di casi analoghi, finora, ne sono stati registrati dieci. Si tratta probabilmente della conseguenza della capacità del virus di sopravvivere nel corpo delle persone infette, anche dopo la guarigione. 

Ebola è infatti un virus subdolo: diversi studi scientifici hanno dimostrato che, sebbene quando opportunamente trattato tenda a scomparire abbastanza in fretta dal corpo dei malati, esiste un piccolo numero di casi in cui l’agente patogeno è in grado di “nascondersi” nello sperma per oltre un anno. In questi casi può essere trasmesso attraverso i rapporti sessuali. 

Anche per questo non si può abbassare la guardia. E si entra in una fase di gestione forse più difficile della malattia: ci sarà da combattere infatti con un nemico invisibile. «Siamo in un momento critico dell’epidemia in cui passiamo dal gestire casi e pazienti a uno in cui ci sarà da combattere con il rischio residuo di nuove infezioni», spiega il rappresentante speciale per il contrasto a ebola dell’Oms Bruce Aylward. «Il rischio di introdurre nuovamente il virus diminuisce al calare della sua diffusione nella popolazione sopravvissuta, ma dobbiamo giocare d’anticipo ed essere pronti ad affrontare nuove epidemie».

La battaglia è vinta, insomma. Ma non è detto che la guerra sia finita.