Oms: Covid-19 produce tonnellate di rifiuti sanitari, è ora di pensare anche all’ambiente

Il rapporto

Oms: Covid-19 produce tonnellate di rifiuti sanitari, è ora di pensare anche all’ambiente

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Immagine: Marco Verch Professional Photographer / Flickr (https://www.flickr.com/photos/30478819@N08/51124043142) [CC BY 2.0]
di redazione
Covid-19 produce migliaia di tonnellate di rifiuti sanitari extra. Ci sono i guanti, le mascherine e le tute di protezione degli operatori sanitari, oltre agli aghi, le siringhe e le confezioni dei vaccini. Senza dimenticare i kit per i tamponi. È necessario ridurre l’impatto sull’ambiente

Guanti, camici, visiere, occhiali, tute. Tutto monouso. Tutto usa e getta. E questa è solo una parte dei rifiuti extra prodotti dalla pandemia di Covid-19. Oltre alle migliaia di tonnellate di dispositivi di protezione medica individuale c’è una valanga di materiale inquinante da smaltire, per lo più plastica. Ci sono i kit dei tamponi, le siringhe e gli aghi dei vaccini, le mascherine. Armi necessarie nella lotta al virus che rischiano però di ritorcersi contro con un effetto boomerang, minacciando l’ambiente e di conseguenza la salute dell’umanità. 

Quantificare il gigantesco “usa e getta” globale imposto dalla pandemia non è semplice. Ci ha provato l’Organizzazione Mondiale della Sanità con un rapporto dal titolo “WHO Global analysis of health care waste in the context of COVID-19: status, impacts and recommendations” avvertendo che si tratta di valutazioni indicative, probabilmente sottostimate, che nella loro gravità funzionano come grido d’allarme per spingere i governi del mondo a migliorare la gestione dei rifiuti dovuti all’emergenza sanitaria. 

Secondo i calcoli dell’Oms tra marzo 2020 e novembre 2021 sono finite nella spazzatura (la maggior parte senza possibilità di riciclo) 87mila tonnellate di dispositivi di protezione individuali usati dal personale sanitario. 

A cui si aggiungono gli scarti dei 140 milioni di test, che si traducono in 2.600 tonnellate di plastica, i 731mila litri di sostanze chimiche, le 144mila tonnellate di materiale prodotto dai vaccini tra siringhe, contenitori e aghi. 

All’inizio della pandemia, comprensibilmente, l’obiettivo principale era mettere al sicuro medici e infermieri, fornendogli dispositivi che fossero innanzitutto capaci di proteggerli, poco importava se il materiale fosse eco-sostenibile. 

«È assolutamente fondamentale fornire agli operatori sanitari i dispostivi di protezione individuale corretti. Ma è anche fondamentale garantire che possano essere utilizzati in sicurezza senza impatto sull'ambiente circostante», ha dichiarato Michael Ryan, direttore esecutivo del programma per le emergenze sanitarie dell’Oms. 

Dopo oltre due anni di pandemia ci si aspetterebbe, dicono gli esperti dell’Oms, una maggiore attenzione all’ambiente. Eppure ancora oggi in molti non sanno cosa fare con i prodotti usa e getta utilizzati quotidianamente negli ospedali. 

Il 30 per cento delle strutture sanitarie (60% nei Paesi meno sviluppati) non era attrezzato per gestire la mole di rifiuti sanitari pre-pandemia, figuriamoci il carico extra della pandemia. 

«Covid-19 ha costretto il mondo a fare i conti con le lacune e gli aspetti trascurati della gestione dei rifiuti e il modo in cui produciamo, utilizziamo e scartiamo le nostre risorse sanitarie, dalla culla alla tomba. Il cambiamento significativo a tutti i livelli, dal globale al piano ospedaliero, nel modo in cui gestiamo il flusso dei rifiuti sanitari è un requisito fondamentale dei sistemi sanitari sostenibili, che molti Paesi si sono impegnati a rispettare nella recente Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, e, ovviamente, anche per una sana ripresa da Covid-19 e per prepararsi ad altre emergenze sanitarie future», ha dichiarato Maria Neira, direttore, Ambiente, Clima Cambiamento e salute all’Oms.

Come gestire una pandemia in modo sostenibile? L’Oms raccomanda l’uso di imballaggi eco-compatibili, di dispositivi di protezione individuale sicuri e riutilizzabili (ad esempio guanti e mascherine mediche), oppure prodotti con materiali riciclabili o biodegradabili. 

Gli esperti dell’Oms invitano anche a investire in tecnologie di trattamento dei rifiuti senza combustione, come le autoclavi e in processi di riciclaggio per garantire che i materiali, come la plastica, possano avere una seconda vita.

«Una gestione inadeguata e inappropriata dei rifiuti sanitari può avere gravi conseguenze sulla salute pubblica e sull'ambiente e può avere un impatto significativo sulla salute delle persone e del pianeta. Di fronte al Covid-19, una gestione sostenibile dei rifiuti sanitari è più importante che mai per proteggere le comunità, gli operatori sanitari e il pianeta e prevenire l’inquinamento», ha dichiarato Mandeep Dhaliwal, direttore Salute e Sviluppo Hiv, Undp.