Regno Unito. Il mistero di quei 10 mila morti in più nei primi 50 giorni dell'anno

L'anomalia

Regno Unito. Il mistero di quei 10 mila morti in più nei primi 50 giorni dell'anno

di redazione
Non dipende dell’invecchiamento della popolazione, un processo troppo lento per avere un impatto così brusco. Non c’entra il clima, quest’inverno è stato più mite di altri. E non ci sono state epidemie. Cosa è successo? L’ipotesi più plausibile è che il sistema sanitario sia al collasso

Nelle prime sette settimane del 2018 sono morte in Inghilterra e nel Galles 93.990 persone. Nello stesso periodo dei precedenti cinque anni i decessi erano stati in media di 83.615. Il calcolo è semplice: quest’anno ci sono stati 10.375 morti in più. Cosa è successo? Mistero. 

I requisiti del romanzo giallo ci sono tutti: morti inspiegabili, indizi e ipotesi. Ma a occuparsi del “caso” non c’è un abile investigatore alla Poirot, ci sono due scienziati, Lucinda Hiam della London School of Hygiene and Tropical Medicine di Londra e Danny Dorling Halford Mackinder dell’Università di Oxford. L’indagine, ospitata in un editoriale sul British Medical Journal, inizia con un inquietante punto interrogativo: “why?”. Perché all’inizio di quest’anno c’è stato un aumento improvviso della mortalità pari al 12,4 per cento? 

La prima ipotesi va scartata subito: l’invecchiamento della popolazione non può giustificare questo fenomeno perché si tratta di un processo lento che non produce immediati cambiamenti. 

Impossibile dare la colpa al meteo: il clima è stato particolarmente mite all’inizio dell’anno con un una temperatura media di 4,1°C, mezzo grado al di sopra delle medie precedenti. 

Neanche i dati sull’epidemia influenzale danno una svolta alle indagini.  La percentuale di morti per malattie respiratorie, comprese quelle associate all’influenza, nelle prime sette settimane del 2018 è stata del 18,7 per cento, non tanto diversa da quella del 2017 (18,3%) e addirittura inferiore a quella del 2015 (19,5%). «In sintesi - scrivono i due autori - la mortalità associata all’influenza non è stata particolarmente alta. Qualunque siano le ragioni , queste non includono una insolita influenza epidemica».

Scartando una pista dopo l’altra, resta in piedi l’ipotesi più plausibile: gli autori sostengono che l’aumento dei decessi, equivalente a un morto in più ogni 7 minuti nei primi 49 giorni del 2018, sia il risultato dei costanti tagli alla sanità che il Governo non può più ignorare. 

Lo scorso 2 gennaio, con un provvedimento senza precedenti, i funzionari dell’Nhs hanno cancellato migliaia di operazioni non urgenti dimostrando chiaramente che il sistema sanitario si trova in grandi difficoltà. 

«Molti ospedali - scrivono gli autori - sono già al di là dei loro livelli di lavoro sicuri, con un alto numero di pazienti fragili bloccati in reparto per mancanza di assistenza». 

Da cinque anni il sistema sanitario del Regno Unito è impegnato in una sfida non banale: fornire assistenza a una popolazione sempre più bisognosa di cure con risorse sempre più limitate. I finanziamenti alla sanità sono infatti cresciuti a ritmi troppo lenti per poter garantire cure di qualità a tutti. E le conseguenze di tutto ciò non sono sfuggite alle statistiche. L’Office for National Statistics negli ultimi 12 mesi ha ridotto di un anno l’aspettativa di vita futura per gli uomini e le donne del Regno Unito. Significa che più di un milione di vite terminerà prima del previsto. È inoltre aumentata la mortalità infantile nelle famiglie più povere dal 2011 a oggi. 

Per Hiam e Dorling è inaccettabile che ancora non sia stata proposta una spiegazione ufficiale all’aumento inaspettato dei decessi nel 2018, un fenomeno al di fuori di ogni previsione statistica.  

«La mortalità - concludono gli autori - ha continuato a migliorare in tutti gli altri Paesi europei tra il 2010 e il 2015, più rapidamente in Norvegia e Finlandia, più lentamente in altre nazioni». I due scienziati inglesi hanno già chiesto alla alla House of Commons di avviare un’indagine sui 10mila morti in più di quest’anno.