Alla ricerca del killer dei poveri. Infiammazione più alta nelle fasce disagiate della popolazione

Lifepath

Alla ricerca del killer dei poveri. Infiammazione più alta nelle fasce disagiate della popolazione

di redazione
C’è un legame tra tasso di diseguaglianze all’interno di un Paese e i livelli di infiammazione dei suoi abitanti. La ragione è che incertezza e difficoltà economiche possono provocare forme di stress psico-sociale, che, a loro volta, possono innescare processi di infiammazione cronica

Dove c’è diseguaglianza c’è infiammazione. E l’infiammazione è il fuoco che cova sotto la cenere di innumerevoli patologie: da quelle cardiache al cancro. 

Potrebbe essere sintetizzato così il risultato di una grande ricerca realizzata nell’ambito del progetto Lifepath, un progetto finanziato dalla Commissione Europea con lo scopo di individuare i meccanismi biologici che stanno alla base delle differenze sociali nella salute.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Report, ha infatti scoperto che gli abitanti dei Paesi europei con maggiori diseguaglianze di reddito sono anche quelli che presenta livelli di infiammazione più alta.

Lo svantaggio fa ammalare 

Che la posizione socioeconomica giochi un ruolo di primo piano nella salute e nell’aspettativa di vita delle persone è ormai una nozione consolidata. Che si tratti del reddito, del livello di istruzione, della classe sociale, una cosa è chiara: gli individui più svantaggiati dal punto di vista economico e sociale hanno in media una minore aspettativa di vita e un livello di salute peggiore. Queste influenze esterne sulla salute, inoltre, iniziano a emergere molto presto durante l’infanzia e diventano più importanti con l’età.

Esistono diversi meccanismi attraverso cui entità sociali si trasformino in fatti biologici: la posizione e la qualità dell’abitazione, l’esposizione a inquinanti e patogeni, stili di vita più o meno salutari. 

Il regista occulto

Ma c’è un aspetto che sta suscitando sempre maggiore attenzione nella comunità scientifica: la possibilità che la posizione socioeconomica interagisca con il nostro organismo tramite processi neurologici e ormonali.

A muovere questo ingranaggio potrebbe essere l’infiammazione: l’incertezza e le difficoltà economiche possono provocare infatti forme di stress psico-sociale, che possono innescare processi di infiammazione cronica, che a loro volta possono aprire la strada a problemi cardiovascolari o altre malattie non trasmissibili

Per verificare questa ipotesi, i ricercatori di Lifepath hanno analizzato i dati ottenuti da 18.349 persone di età compresa fra i 50 e i 75 anni provenienti da Inghilterra, Irlanda, Portogallo e Svizzera, usando la posizione lavorativa, la concentrazione di Proteina C-reattiva e una serie di parametri (fumo, indice di massa corporea, diabete e ipertensione) come indicatori, rispettivamente, della posizione socioeconomica, dell’infiammazione cronica e dello stile di vita.

Ciò che è emerso da queste analisi è che, mantenendo costante la distribuzione di età, sesso e posizione socioeconomica, la concentrazione media di proteina C-reattiva del Portogallo (il Paese con la maggior disuguaglianza di reddito fra i quattro analizzati) è risultata essere la più alta, mentre la più bassa è stata quella della Svizzera, dove la diseguaglianza di reddito è la minore. 

Diseguaglianze che uccidono

«Le differenze di natura socioeconomica nella mortalità fra i vari paesi sono in aumento fin dagli anni Ottanta e in alcune nazioni come gli Stati Uniti l’aspettativa di vita in generale è in calo rispetto alle generazioni precedenti», ha commentato Richard Layte, professore di sociologia al Trinity College Dublin e coordinatore dello studio. «Questo eccesso di mortalità è stato definito “morte per disperazione” da alcuni studiosi ed è in gran parte dovuto a un calo del benessere psicologico. Il nostro studio fornisce le prime prove di un processo fisiologico che potrebbe spiegare questo andamento e il ruolo fondamentale dei processi di infiammazione cronica nel rischio di insorgenza di diabete, malattie cardiovascolari e cancro».

«Questa ricerca costituisce un importante passo avanti nel capire l’origine biologica delle disuguaglianze sociali nella salute, e anche nello spiegare le differenze di salute fra le fasce di popolazione di diversi paesi. Serviranno ulteriori studi con indicatori biologici dello stress individuale per confermare queste osservazioni», ha aggiunto Silvia Stringhini, ricercatrice all’University Hospital di Losanna che ha partecipato allo studio.