La scienza debole nell’era di Trump

Il rapporto

La scienza debole nell’era di Trump

di redazione
L’agenda degli scienziati incaricati di dare consigli ai politici non è mai stata così libera. Nel 2017 il numero di riunioni dei panel di esperti si è ridotto del 20 per cento rispetto all’anno prima. Segno dei tempi…

Da quando Trump è presidente, gli scienziati hanno più tempo libero. E non è un fatto positivo. Secondo Andrew Rosenberg, direttore del Union of Concerned Scientists’s (Ucs) Center for Science and Democracy di Cambridge (Massachusetts) sono scomparsi dall’agenda degli uomini e delle donne di scienza molti appuntamenti importanti. 

I gruppi di esperti con il compito di fornire consigli scientifici alle agenzie federali sono sempre meno numerosi e le loro riunioni sempre meno frequenti. Per dirla tutta, il numero di incontri non è mai stato così basso da vent’anni a questa parte. C’è una sola spiegazione per tutto ciò, dice Rosenberg, autore di un rapporto dall’eloquente titolo “Abandoning Science Advice”: «Il deliberato sforzo dell’amministrazione Trump di escludere gli scienziati dal processo decisionale della politica». 

L’accusa viene motivata con i risultati di una recente indagine. I ricercatori dell’Ucs hanno osservato da vicino il lavoro di 73 panel incaricati di guidare le decisioni politiche di cinque agenzie federali con un ruolo scientifico di tutto rilievo: i Centers for Disease Control and Prevention, l’ Environmental Protection Agency (Epa), la Food and Drug Administration (Fda), e i dipartimenti  di energia e dell’interno. 

Ebbene, nel 2017 il numero dei membri di questi gruppi si è ridotto del 14 per cento rispetto all’anno precedente, l’ultimo della presidenza Obama, e il numero delle riunioni è diminuito del 20 per cento.  

Niente del genere era mai accaduto in altri anni di transizione da presidente a un altro. Durante il primo anno di Obama alla Casa Bianca i gruppi di esperti si erano ridimensionati del 7 per cento, mentre durante il primo anno della presidenza di George W. Bush il calo si era fermato all’1 per cento. 

Gli scienziati della Union of Concerned Scientists, l’associazione scesa più volte in campo per criticare le scelte politiche di Trump, non nascondono la loro preoccupazione:  «Trascurare un consiglio scientifico indipendente - si legge nel rapporto dell’Ucs -  mette seriamente in pericolo la nazione. Tale consiglio è fondamentale per la capacità del governo federale di prendere decisioni informate su temi che hanno gigantesche conseguenze sulla salute e sulla sicurezza pubblica».

Gli autori del rapporto non sanno se l’esclusione degli scienziati dalle decisioni politiche sia frutto di una strategia consapevole e sapientemente architettata o semplicemente di un disinteresse spontaneo e sincero nei confronti della scienza.

Il risultato non cambia. Nel mese di dicembre 2017, la riunione del consiglio scientifico della Fda  si è svolta al telefono, senza un ordine del giorno ed è durata meno di 15 minuti. Ma, cosa ancora più grave, nello stesso periodo è stato sciolto il Comitato consultivo per i prodotti alimentari, in funzione da 25 anni. 

Secondo Rosenberg e i colleghi il silenzio degli esperti ha  contribuito alla decisione della Fda di rimandare l’introduzione dell’obbligo di indicare nelle etichette alimentari il contenuto di zucchero dei prodotti. 

Il rapporto dell’Ucs possiede alcuni limiti. Gli autori non specificano in che misura il declino del ruolo degli scienziati sia dovuto ad azioni mirate come il non rinnovo di alcuni membri e non prendono in considerazione l’esistenza di altri gruppi di esperti messi a disposizione delle agenzie.  Inoltre va detto che la frequenza delle riunioni si era già ridotta nel 2016, prima dell’ingresso di Trump alla Casa Bianca, quando la metà dei gruppi di esperti non si incontrava tanto spesso  quanto richiesto dallo statuto. Con Trump la “cattiva abitudine” si è ulteriormente diffusa coinvolgendo i due terzi dei panel. A restare particolarmente attivi sono i gruppi di esperti delle commissioni di riferimento per i Cdc.