Servizi per la salute mentale devastati dalla pandemia. L’allarme dell’Oms

Il report

Servizi per la salute mentale devastati dalla pandemia. L’allarme dell’Oms

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Immagine: CHRISTIAAN TONNIS / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)
di redazione
Un'indagine dell’Oms su 130 Paesi mette in luce l’impatto devastante della pandemia sull’assistenza psichiatrica e psicologica che già in epoca pre-Covid era ridotta al lumicino. Non sarà sufficiente tornare ai finanziamenti di prima, bisognerà investire di più

Non era una priorità prima, figuriamoci adesso. La salute mentale, da tempo trascurata e sottofinanziata dai governi di tutto il mondo, ha ricevuto il colpo di grazia con la pandemia. Il paradosso però non può sfuggire: proprio quando i disturbi mentali aumentano, i servizi sanitari a loro dedicati diminuiscono.  

A denunciarlo sono gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che, dopo aver valutato l’impatto dell’epidemia di Covid-19 sui servizi di salute mentale in 130 Paesi, hanno scelto l’aggettivo “devastante” come il più indicato per descrivere lo scenario.  

Nel 93 per cento delle nazioni monitorate i pazienti con disturbi mentali sono praticamente stati abbandonati a loro stessi. I centri di riferimento, quando non sono stati chiusi del tutto, hanno drasticamente ridotto le attività che già prima non brillavano per efficienza.

I risultati dell’indagine vengono diffusi in vista del Big Event for Mental Health, il grande evento on line dell’Oms previsto per il prossimo 10 ottobre a cui parteciperanno leader politici e varie celebrità con l’obiettivo di spingere i Paesi a investire di più sulla salute mentale in epoca di Covid-19. 

Attenzione, investire di più significa più di quanto si faccia adesso ma anche più di quanto si facesse prima. Perché le risorse destinate alla salute mentale in tempi pre-Covid erano già da tempo considerate dall’Oms insufficienti: ai servizi per la salute mentale la maggior parte dei governi destinava solo il 2 per cento del proprio budget per la sanità rinunciando così a soddisfare, già in tempi normali, i bisogni della popolazione. Bisogni che in epoca di lutti, di isolamento, di paure e di crisi economica non possono che essere aumentati. L’insonnia, l’ansia, la depressione, avvertono gli esperti dell’Oms, si stanno diffondendo allo stesso ritmo del virus portando anche a un aumento del consumo di alcol e droghe. Senza trascurare il fatto che la stessa malattia causata da Sars-Cov-2 può avere complicanze neurologiche con sintomi di delirio e agitazione e può favorire l’ictus. 

«Spendere il 2 per cento dei bilanci sanitari nazionali per la salute mentale non è sufficiente. Anche i finanziatori internazionali devono fare di più: la salute mentale riceve ancora meno dell’1 per cento degli aiuti internazionali destinati alla salute», si legge nella nota stampa dell’Oms. 

L’indagine è stata condotta in 130 Paesi delle 6 regioni dell’Oms tra giugno e agosto di quest’anno. I risultati sono preoccupanti.  Sebbene l’89 per cento dei Paesi abbia dichiarato che la salute mentale e il sostegno psicosociale facciano parte dei loro piani nazionali di risposta a COVID-19, solo il 17 per cento dispone effettivamente dei finanziamenti aggiuntivi necessari a coprire queste attività.

Il 60 per cento dei Paesi ha segnalato interruzioni nei servizi di salute mentale destinati ai bambini e agli adolescenti (72%), agli anziani (70%) e alle donne nel periodo precedente o successivo al parto (60%).

Nel 67 per cento delle nazioni coinvolte nel sondaggio i servizi di counselling e di psicoterapia sono stati sospesi o ridotti. Il 65 per cento dei Paesi ha indicato interruzioni nei servizi di riduzione del danno, il 45 per cento nei servizi di trattamento della dipendenza da oppiodi. 

In  circa un terzo dei Paesi analizzati si sono verificati disservizi negli interventi di emergenza a scapito di persone con crisi convulsive, in preda ad attacchi di astinenza da droghe o a delirio, condizioni per cui è richiesta un’assistenza immediata. 

A causa della pandemia in molti casi (30%) i pazienti hanno avuto difficoltà a reperire i farmaci per il trattamento dei disturbi mentali. Sono poi saltati quasi ovunque i servizi per la salute mentale delle scuole e dei luoghi di lavoro (78% e 75% rispettivamente).

E se nei Paesi più ricchi il vuoto assistenziale è stato in parte colmato con interventi a distanza, telemedicina o teleterapia, nei Paesi con meno risorse economiche la tecnologia non è stata d’aiuto.  

«Coloro che investono nella salute mentale ne raccoglieranno i frutti. Le stime precedenti al COVID-19 rivelano che quasi 1 miliardo di dollari di produttività economica vengono persi ogni anno a causa della sola depressione e ansia. Tuttavia, gli studi dimostrano che ogni dollaro speso in cure basate sull'evidenza per la depressione e l'ansia restituisce 5 dollari», scrivono gli esperti dell’Oms in una nota.