Un “vaccino” orale contro l'allergia al nickel

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Un “vaccino” orale contro l'allergia al nickel

di redazione
Uno studio coordinato dal Gemelli di Roma ha dimostrato che può trattare le forme più gravi, nelle quali il metallo contenuto negli alimenti dà una reazione con problemi gastrointestinali

Un “vaccino” in capsule da assumere per bocca a dosi crescenti guarisce l’allergia al nickel cosiddetta “sistemica”, quella cioè che colpisce anche a livello gastrointestinale ed è scatenata dalla presenza del metallo negli alimenti. A questo risultato è arrivato il primo studio clinico randomizzato in doppio cieco (placebo confrontato con le capsule di vaccino), coordinato da allergologi dell’Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma e dell’Università di Chieti. Lo studio aveva lo scopo di valutare la “terapia orale di iposensibilizzazione al nickel” in pazienti con sindrome allergica sistemica (Snas), caratterizzati da dermatite allergica da contatto e reazioni sistemiche (cutanee e gastrointestinali) dopo l’ingestione di cibi contenenti nickel. I risultati sono stati pubblicati di recente sulla rivista Annals of Medicine.

L’allergia da contatto al nickel (presente in alcuni indumenti, ma anche in telefoni cellulari e tablet) è molto diffusa e può interessare quasi un terzo della popolazione generale. Il 20% circa di questi è fortemente allergico e presenta anche reazioni al metallo contenuto negli alimenti, per cui si parla di sindrome allergica sistemica al nickel perché, oltre a dare orticaria ricorrente, l’allergia provoca anche sintomi gastrointestinali.

Per diagnosticarla si parte dalle classiche prove cutanee alle quali segue una dieta di eliminazione degli alimenti contenenti nickel (in particolare frutta e verdura) per vedere se scompaiono i sintomi gastrointestinali. Successivamente si reintroduce il nickel (test di provocazione specifico) per osservare se i sintomi ricompaiono.

Una volta stabilita la presenza di una sindrome allergica sistemica al nickel in un gruppo di oltre 100 adulti, gli allergologi della Cattolica hanno somministrato loro capsule contenenti nickel a dosaggi crescenti o capsule di una sostanza inerte (placebo). Le capsule fungono da “vaccino” che “abitua” l’organismo a sopportare la presenza di piccole quantità di nickel, facendo sopire le reazioni allergiche. «Il vaccino - spiega Domenico Schiavino, direttore dell’Unità operativa di Allergologia del Gemelli - è risultato efficace nel ridurre i sintomi gastrointestinali e cutanei sistemici come orticaria ed eczema disseminato, ma meno risolutivo per quel che concerne la dermatite da contatto».

Poiché il nickel è importante per favorire l’assorbimento del ferro da parte dell’organismo, sottolinea Schiavino, una dieta che ne è povera povera alla lunga può causare anemia: «Di qui la necessità, specie nelle donne che già di per sé sono più soggette ad anemie e che sono il sesso preferenziale per l’allergia al nickel, di desensibilizzare il paziente a questo metallo, in modo che possa ricominciare a seguire una dieta normale».

Resta ancora da risolvere, però, l’allergia cutanea da contatto al nickel, sempre più diffusa a seguito del rilascio del metallo da parte di molti prodotti di uso comune come cellulari e tablet.