Ecco come proteggere il cuore delle donne dalla chemio

Ecco come proteggere il cuore delle donne dalla chemio

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Basta assumere un comune beta-bloccante impiegato contro la pressione alta per prevenire lo scompenso cardiaco che spesso viene prodotto dalla terapia nelle donne con cancro al seno

Sfuggire al cancro ma andare incontro allo scompenso cardiaco causato dalla tossicità dei trattamenti chemioterapici. Succede a una percentuale compresa tra l’1 e il 7 per cento delle donne il cui tumore del seno è curato con le antracicline, una classe di farmaci chemioterapici che comprende la doxorubicina (o adriamicina) e la daunorubicina. 

È un male finora necessario, ma che potrebbe essere ridotto se venissero confermati i risultati di uno studio presentato nel corso dell’annuale congresso della European Society of Cardiology che ha mostrato come un comune beta-bloccante (classe di farmaci ampiamente usati nel trattamento della pressione alta) è in grado di ridurre il rischio delle complicanze cardiache delle antracicline. 

«Il cancro al seno è problema di salute pubblica in tutto il mondo che uccide 1 paziente su 33», ha commentato la principale autrice dello studio, Mirela Cleopatra Tomescu, cardiologa alla Universitatea de Medicină şi Farmacie "Victor Babeş" di Timisoara, in Romania. “Le antracicline sono una classe di potenti agenti farmacologici ampiamente usati nel trattamento del cancro al seno, ma hanno effetti tossici sul cuore, causando uno scompenso cardiaco». 

I ricercatori hanno dunque verificato l’efficacia del nebivololo assunto per tutto il periodo della chemio in 30 donne con cancro al seno negativo per i recettori HER2 confrontandone gli effetti con 30 donne che non hanno assunto il farmaco. 

Dopo sei cicli di chemioterapie, nelle donne del gruppo di controllo i ricercatori hanno osservato i danni attesi al cuore, in particolare la ridotta capacità di pompare il sangue (segno caratteristico dello scompenso cardiaco). Nessuna alterazione significativa è stata invece riscontrata nel gruppo che aveva assunto il beta-bloccante. Per riscontrare queste differenze, tuttavia, i ricercatori hanno dovuto fare ricorso a indagini diagnostiche più avanzate rispetto a quelle comunemente usate.

«L’ecocardiografia convenzionale non ha mostrato nessun cambiamento nella funzione cardiaca dei due gruppi dopo la chemioterapia», ha detto Tomescu. «Ma le nuove e più sensibili tecniche ecocardiografiche hanno mostrato i danni prodotti dalla chemio. I pazienti che hanno ricevuto nebivololo sono state protette e hanno conservato una normale funzionalità cardiaca. La nostra scoperta è incoraggiante - ha concluso la cardiologa - ma servono studi più ampi con un periodo di follow up più lungo per confermare i risultati».