Medico aggredito al carcere di Ascoli

CRONACA

Medico aggredito al carcere di Ascoli

di redazione
La vittima ha riportato un trauma cranico. È il responsabile della medicina penitenziaria del Sindacato medici italiani

«Così non si può andare avanti. La politica dei tagli operata in questi mesi dal ministero di Giustizia, dalle Regioni e dall’Asur, l'Azienda sanitaria unica regionale delle Marche, si sta traducendo in un pericoloso abbassamento dei livelli di sicurezza dei medici che operano nei nostri ospedali e sul territorio». È così che Fabiola Fini segretario organizzativo dello Smi (Sindacato medici italiani) delle Marche e responsabile nazionale emergenza sanitaria territoriale del sindacato, commenta l'aggressione subita nel supercarcere di Ascoli Picenno dal medico Giovanni Trobbiani, responsabile nazionale Smi per la Medicina penitenziaria. Il medico ha subito un trauma cranico, ma, fa notare un comunicato dello Smi, le conseguenze sarebbero potute essere molto più gravi se non ci fosse stato il pronto intervento di due guardie carcerarie che, sentite le richieste di aiuto, hanno fermato l’aggressore, «un pericoloso camorrista» che il Trobbiani stava visitando. 

«Nelle carceri non è stato un caso di violenza isolato - continua Fini - un mese fa un altro episodio analogo era avvenuto sempre ad opera di un recluso in regime di 41 bis. L'aggressione – sostiene - è stata possibile per una ragione evidente: mentre in passato di fronte allo stesso detenuto erano sempre presenti più di quattro agenti di Polizia penitenziaria e un graduato a tutelare il lavoro degli operatori sanitari, adesso, a causa di una politica di tagli, risultano operanti un numero inferiore di addetti, solo assistenti di Polizia penitenziaria».

Lo Smi chiede pertanto all'Amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia di intervenire perché il ministero, «ma anche la Regione Marche e l’Asur, come tutte le Regioni italiane, non possono continuare a lasciare i medici da soli in balia dei violenti».

Il sindacato chiede anche maggiore tutela e sicurezza per tutti i medici, ospedalieri e del territorio, e sta considerando l’ipotesi di costituirsi parte civile proprio nei confronti del ministero di Giustizia, della Regione Marche e dell’Asur per i danni subiti in conseguenza alle aggressioni.

«Lo Smi farà di tutto affinchè il lavoro dei medici sia tutelato e sicuro – conclude Fini - schierandosi al fianco dei sanitari più esposti, i medici di Pronto soccorso, della Medicina penitenziaria, della Continuità assistenziale, del 118 che ogni giorno operano sul nostro territorio a difesa della salute di tutti, ma che non possono diventare carne da macello a causa di una politica di austerità scellerata, che si traduce in maggior rischio per l'incolumità dei professionisti».