Sindrome di Down: un trattamento ormonale migliora le funzioni cognitive

Lo studio

Sindrome di Down: un trattamento ormonale migliora le funzioni cognitive

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Immagine: جنان العبدالمحسن, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Lo studio su Science è di piccole dimensioni, solo 7 pazienti e per lo più tutti uomini, ma i risultati sono promettenti. Una terapia a base dell’ormone di rilascio delle gonadotropine migliora le funzioni cognitive delle persone con sindrome di Down. Serviranno però studi più ampi per la conferma

È uno studio pilota, con un campione di piccole dimensioni, 7 persone, tutti uomini. Non si può quindi ancora annunciarla come una terapia valida su larga scala, ma il nuovo intervento per migliorare le funzioni cognitive nelle persone con sindrome di Down descritto su Science ha dato risultati promettenti che invogliano ad avviare sperimentazioni più ampie. 

Il trattamento messo a punto dal team dell’Inserm dell’Università di Lille in Francia in collaborazione con gli scienziati dell’Università di Losanna in Svizzera consiste nell’iniezione dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH). L’idea di ricorrere a questa strategia è nata da una osservazione iniziale su modelli di topi con sindrome di Down. Negli animali affetti dalla sindrome genetica è stata infatti osservata una disfunzione nei neuroni che esprimono l'ormone di rilascio delle gonadotropine associata a un deficit delle funzioni cognitive, oltre che a una graduale perdita del senso dell’olfatto.  Ripristinando la produzione del GnRH nei topi si notava un miglioramento delle funzioni cognitive e un recupero parziale della capacità di distinguere gli odori. 

I risultati della sperimentazione di laboratorio hanno incuriosito un gruppo gli scienziati dell’Università di Losanna, da tempo impegnati nello studio delle patologie caratterizzate da un deficit di produzione del GnRH, come l’assenza di pubertà spontanea. In questi casi la pubertà viene indotta ricorrendo a iniezioni dell’ormone mancante. 

Da qui è nata l’idea di testare le iniezioni di GnRH anche sulle persone con sindrome di Down per colmare i deficit cognitivi e correggere il disturbo dell’olfatto. Il trattamento è stato inizialmente somministrato ai topi. Dopo 15 giorni dall’iniezione gli animali avevano recuperato l’olfatto e migliorato le funzioni cognitive. 

Forti di questi risultati, gli scienziati hanno sottoposto allo stesso protocollo 7 pazienti con sindrome di Down tra i 20 e i 50 anni di età che hanno ricevuto una dose di GnRH per via sottocutanea ogni due ore per sei mesi attraverso una pompa inserita sottopelle nel braccio. Prima e dopo il trattamento, i partecipanti sono stati sottoposti a test olfattori e ad esami con la risonanza magnetica. In 6 casi su 7 sono stati osservati miglioramenti delle funzioni cognitive evidenziati da una migliore rappresentazione tridimensionale, una migliore comprensione delle istruzioni, una più puntuale capacità di ragionamento, un livello più elevato di attenzione e migliori performance della memoria a breve termine. 

Il trattamento ormonale non aveva invece avuto effetti positivi sull’olfatto. 

I risultati sono stati confermati dall'imaging cerebrale che ha mostrato un aumento significativo della connettività funzionale nel cervello suggerendo che la terapia agisce sul cervello rafforzando la comunicazione tra alcune regioni della corteccia. 

«Il mantenimento del sistema GnRH sembra svolgere un ruolo chiave nella maturazione del cervello e nelle funzioni cognitive. Nella sindrome di Down, la terapia con GnRH sembra promettente, soprattutto perché è un trattamento già esistente senza effetti collaterali significativi», commenta Nelly Pitteloud, dell’Università di Losanna tra gli autori dello studio. 

La nuova terapia, se dovesse confermarsi efficace in sperimentazioni più ampie, potrebbe rivelarsi utile anche nel trattamento di altre condizioni neurodegenerative come la malattia di Alzheimer.