Una nuova epidemia di Ebola causata da un virus addormentato da cinque anni

L’ipotesi

Una nuova epidemia di Ebola causata da un virus addormentato da cinque anni

Stessa specie, stesso ceppo della precedente epidemia. Il virus Ebola che circola oggi in Guinea è lo stesso responsabile dell’epidemia di 5-6 anni fa. È molto probabile che sia rimasto latente per tutto questo tempo in uno dei sopravvissuti della passata epidemia

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Immagine: CDC Global, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons
di redazione

A volte tornano. Non è una novità. Ma il virus Ebola questa volta ha sorpreso tutti: si è ripresentato tale e quale a come era stato lasciato dopo essere rimasto latente nell’organismo di una persona per ben cinque anni. La nuova epidemia di Ebola in Guinea, che finora ha causato 9 morti su 18 malati, è infatti stata molto probabilmente scatenata da qualche sopravvissuto alla devastante epidemia di 5 o 6 anni fa scoppiata nei Paesi dell’Africa occidentale e responsabile di 11mila morti. 

L’uomo o la donna, ignara miccia del nuovo focolaio, ha convissuto pacificamente per almeno 5 anni con il virus che aveva contratto all’epoca tornando dopo tutti questi anni a essere contagioso o contagiosa. 

Tre team diversi di scienziati hanno analizzato il genoma del virus che ha causato questa recente epidemia trovandolo estremamente  simile se non identico a quello in circolazione 5 o 6 anni fa. L’unica spiegazione possibile è anche la più incredibile: il virus Ebola è capace di restare latente per tempi molto più lunghi di quelli immaginati finora. 

C’era stato il caso di un’infezione provocata da un ebolavirus “archiviato” nel corpo di un individuo per 500 giorni, ma quel limite non era ancora stato superato.  «Che un nuovo focolaio possa iniziare da un'infezione rimasta latente per 5 anni dalla fine di un'epidemia è una novità ed è preoccupante», ha dichiarato Eric Delaporte, esperto di malattie infettive della University of Montpellier che fa parte di uno dei tre team che sta conducendo le indagini sull’epidemia in corso in Guinea, iniziata ufficialmente lo scorso febbraio. 

Gli scienziati di tre istituti diversi (Guinea Center for Research and Training in Infectious Diseases, il National Hemorrhagic Fever Laboratory e il Pasteur Institute in Dakar, Senegal) hanno sequenziato il genoma del virus raggiungendo lo stesso risultato: l’epidemia è causata dal ceppo Makona della specie Zaire ebolavirus, lo stesso della passata epidemia. Il che suggerisce senza dubbio che il virus sia rimasto in qualche modo nei paraggi per tutto questo tempo, anche se è quasi impossibile ricostruire la catena di eventi all’origine del nuovo focolaio. La scoperta suggerisce la possibilità che gli esseri umani possano scatenare nuove epidemia di Ebola al pari degli animali selvatici. Il nuovo scenario obbliga gli epidemiologi a trovare soluzioni per interrompere il passaggio del virus da un’epidemia alla  successiva. Ma bisogna anche approfondire lo studio sugli effetti di una così lunga convivenza con il virus, anche se in forma latente. Uno studio recente ha dimostrato, per esempio, che circa la metà degli oltre 800 sopravvissuti alla scorsa epidemia di Ebola in Guinea riportava ancora sintomi due anni dopo la malattia e un quarto dopo quattro anni. I sopravvissuti inoltre sono anche vittime di stigma, guardati con sospetto per il semplice fatto di essere guariti, soprattutto se i loro  famigliari sono deceduti per la stessa infezione, ma anche temuti come potenziali untori.

Fortunatamente però per contrastare le infezioni del virus Ebola esistono da qualche tempo vaccini e terapie efficaci. Gli scienziati sperano che vaccinando i sopravvissuti si possano anche eliminare i virus latenti. La buona notizia è che questa volta in Guinea il virus è stato isolato subito. «Sette anni fa, quando era scoppiata l'epidemia, non c'erano infrastrutture in Guinea che avrebbero potuto farlo», ha detto Delaporte.