Medicina forense: un orologio genetico aiuta a calcolare l’ora della morte

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Medicina forense: un orologio genetico aiuta a calcolare l’ora della morte

di redazione
Messo a punto da scienziati spagnoli, il modello computazionale permette di risalire all’ora della morte analizzando l’attività dei geni nei tessuti. Presto potrebbe venire usato dai medici forensi

È il dato cruciale di ogni indagine criminologica: da Sherlock Holmes a Ncis l’ora del decesso è “il sacro Graal” della medicina forense, l’informazione più preziosa per scoprire l’assassino. Un aiuto per individuarla potrebbe presto arrivare dalla biologia computazionale, quella disciplina a metà tra informatica e biomedicina che sfrutta algoritmi, intelligenza artificiale, database per risolvere problemi biologici. 

Roderic Guigó del Centre for Genomic Regulation di Barcellona è da anni impegnato nello studio dell’attività dei geni nei tessuti di migliaia di persone sia vive che morte. L’obiettivo suo e del suo team di ricerca è, in estrema sintesi, comprendere l’attività genetica nei tessuti dopo la morte, sapendo che alcuni geni restano attivi fino a 4 giorni dopo il decesso. 

Gli scienziati hanno analizzato 9 mila campioni di 36 tessuti diversi cercando di monitorare i cambiamenti genetici che avvengono dopo la morte. Si è scoperto che ogni tessuto ha un andamento diverso dell’attività dei geni con fasi alterne di aumento e riduzione di questa attività. Nel sangue, per esempio, una riduzione dell’attività dei geni coinvolti nella produzione del Dna, nella risposta immunitaria e nel metabolismo e un contemporaneo aumento dell’attività dei geni coinvolti nella risposta allo stress indica che la persona è morta entro 6 ore dalla conservazione del corpo. La maggior parte dei cambiamenti nell’attività dei geni avviene tra le 7 e le 14 ore dopo la morte. Quindi se il cadavere non presenta alcun segno di attività, geneticamente parlando, vuol dire che la morte è avvenuta più di 14 ore prima.

Gli scienziati spagnoli hanno sviluppato un software che ha immagazzinato informazioni sulle specifiche attività dei geni di 399 persone. L’affidabilità del programma nel calcolare l’ora della morte è stata testata su 129 persone di cui era noto il momento del decesso. Il software ha funzionato ed è ora pronto per venire adottato nella medicina forense, anche se gli alti costi rendono il suo impiego ancora poco conveniente. Per calcolare l’ora della morte, infatti, il programma ha bisogno di analizzare un gran numero di geni e questa operazione richiede costi elevati.

Secondo Guigó e i colleghi i cambiamenti nell’attività dei geni  possono essere affidabili indicatori  del tempo passato dal momento della morte.  Lo studio, pubblicato su Nature Communications, potrebbe quindi essere di aiuto alle indagini poliziesche fornendo indicazioni precise sulla fatidica ora del decesso. 

«La risposta dell’organismo alla morte varia a seconda del tessuto - ha spiegato Guigò - Per esempio nel cervello o nella milza ci sono piccoli cambiamenti nell’attività dei geni, ma i geni dei muscoli aumentano o diminuiscono la loro attività dopo la perdita della vita».

Il software messo a punto dagli scienziati spagnoli potrebbe aiutare le indagini criminologiche anche in un altro modo: i cambiamenti nell’attività dei geni potrebbero fornire informazioni anche sulla causa della morte, ma ancora non è chiaro come.