La cirrosi cambia volto, ma non fa meno paura
Tra 150 e 200 mila malati, oltre 20 mila morti ogni anno, un tasso di ricoveri elevatissimo con costi per paziente che superano i 13 mila euro e un impatto sulle famiglie devastante.
Sono alcuni dei numeri della cirrosi epatica emersi nel corso del convegno ‘La realtà italiana della cirrosi epatica tra terapie e impatto socioeconomico’, organizzato da Motore Sanità, grazie al contributo non condizionato di Alfasigma.
Quello delle malattie del fegato e della cirrosi è uno scenario che sta cambiando molto rapidamente, specie grazie all’introduzione dei farmaci antivirali ad azione diretta che hanno reso curabile l’epatite C, fino a pochi anni fa la prima causa della malattia.
«Le malattie del fegato vanno affrontate in maniera differente perché stanno cambiando i pazienti», dice Gianni Testino, direttore SC Patologia delle Dipendenze ed Epatologia ASL3 - Ospedale San Martino, Genova e presidente Società Italiana di Alcologia. «Con l’introduzione dei nuovi farmaci antivirali l’epatite C non sarà una grande tematica clinica, invece quello che sta aumentando è il consumo di bevande alcoliche soprattutto tra i giovani e sappiamo che l’alcol sarà a breve la prima causa di malattia del fegato e di trapianti».
Un quadro, quest’ultimo, che è destinato ad aggravarsi, avverte Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol del CNESPS dell’Istituto Superiore di Sanità. «La società ha portato i giovani a esporsi molto prima all’alcol e con modalità molto pericolose. Se consideriamo che questa popolazione non ha un organismo sufficientemente maturo da metabolizzare l’alcol, allora si può prevedere che nel prossimo futuro potremmo vedere esplodere le patologie epatiche».
Prevenzione, dunque. Per evitare il carico di malattia del futuro. Ma anche azione immediata.
«Sebbene la maggior parte dei casi di cirrosi epatica sia causata dall'abuso di alcol, solo il dieci per cento delle persone con dipendenza da alcol è stato preso in carico dai servizi del Ssn», dice il viceministro della salute Pierpaolo Sileri. «È necessario intercettare tutti gli altri consumatori con danni da alcol, promuovendo l'importanza della diagnosi precoce. L'impresa più difficile è aiutare l'alcolista e chi gli sta accanto a riconoscere la dipendenza nei confronti dell'alcol come una malattia vera e propria, che va curata, e non un vizio».
Intanto, fin da ora secondo Gianni Testino occorrerebbe ripensare la gestione di queste patologie: «Al di là dei tecnicismi e dell’avanzamento farmacologico e tecnologico, credo sia necessario inserire una componente relazionale molto forte, una stretta sinergia con le famiglie, che devono gestire i pazienti e che si confrontano anche con i problemi di dipendenza legate all’alcol. Il nostro obiettivo è creare servizi che possano sostenere le famiglie dei malati rimanendo in contatto costante sia per dare consigli sia per fornire supporto psicologico».
Una sfida non semplice, che richiede un ripensamento dell’organizzazione del servizi sanitari e una più forte sinergia tra servizi ospedalieri e territoriali. Finalizzata anche a una più precoce identificazione delle patologie epatiche.
«Sono un chirurgo; vedo quotidianamente pazienti che arrivano da me con le complicanze della cirrosi, per esempio l’epatocarcinoma. E molto spesso sono in fase così avanzata che mi chiedo: “dove sono stati fino ad ora”?», dice Gianluca Grazi, responsabile della UOC di Chirurgia generale a indirizzo Epato-Bilio-Pancreatico dell’Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” di Roma. «Evidentemente esiste il problema di intercettare i malati in fase più precoce della malattia».
Anche senza arrivare alle estreme conseguenze della chirurgia oncologica, tuttavia, i pazienti con cirrosi richiedono una attenta e competente gestione della patologia per ridurre il più possibile la sua progressione e il rischio di complicanze, per esempio l’encefalopatia e l’ascite.
L’encefalopatia, in particolare, è la complicanza certamente quella più difficile da gestire per le famiglie: «Encefalopatia significa che la performance psichica di questi pazienti è completamente sovvertita», spiega Testino. «Inoltre, se questo paziente è anche alcol-dipendente i problemi verranno enormemente aumentati e la gestione familiare sarà ancora più complicata perché chi sta vicino al paziente dovrà anche cercare di capire se il loro caro ha problemi di astensione da alcol o problemi di incremento delle tossine nel sangue con encefalopatia perché il fegato non funziona».
L’encefalopatia, oltre a essere un serio rischio per i pazienti, ha anche costi rilevantiImpatto. «Un recente studio, basato su dati italiani di real-world, si è occupato di calcolare il burden economico relativamente ai costi sostenuti dal SSN per le ospedalizzazioni dovute ad episodi di encefalopatia epatica conclamata. Lo studio riferisce che i pazienti con encefalopatia epatica sono caratterizzati da una storia clinica più severa di quella riportata in letteratura: l’incidenza di altri ricoveri dopo il primo risulta pari al 62%, più elevata di altri studi osservazionali italiani o di trial clinici. La probabilità di decesso al primo ricovero risulta pari al 32%. Ancora, la probabilità di decesso, dei dimessi, per tutte le cause risulta pari al 29% nel primo anno e al 33% entro il secondo, generando un conseguente impatto economico per il SSN pari a € 13.000 per paziente. Riportando il valore a livello Nazionale, comporterebbe una spesa di circa € 200 milioni per la sola assistenza ospedaliera», spiega Francesco Saverio Mennini, professore di Economia Sanitaria, EEHTA CEIS; Università di Roma “Tor Vergata”, Kingston University London UK.