Diabete, pazienti lasciati soli dopo l’emergenza

In Senato

Diabete, pazienti lasciati soli dopo l’emergenza

di redazione

I pazienti diabetici, dopo avere avuto bisogno delle cure ospedaliere per un evento acuto, vengono il più delle volte dimessi e lasciati a sé stessi senza uno specifico percorso assistenziale in grado di assicurare l’indispensabile aderenza e persistenza terapeutica di cui invece avrebbero assoluta necessità.

«Le ragioni di queste carenze assistenziali sono certamente molteplici, ma credo che un contributo maggiore dovrebbe venire anche da una medicina del territorio più solida, in grado decongestionare la pressione sul Pronto Soccorso, almeno per i casi meno urgenti che sarebbero gestibili all’esterno dei presidi ospedalieri. Credo che in questa direzione si dovrebbe fare molto di più», dice Daniela Sbrollini, vice-presidente della 10ª Commissione permanente del Senato e presidente dell’Intergruppo parlamentare obesità, diabete e per le malattie croniche non trasmissibili nel corso di un convegno al Senato promosso dalla rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief (IHPB).

Una risposta sanitaria più efficiente per questo tipo di pazienti può venire solo da uno specifico percorso diagnostico terapeutico e assistenziale al momento della dimissione. «È indispensabile un approccio che preveda la presa in carico del paziente con modalità strutturate, in grado di garantire una successiva gestione ottimale condivisa con la medicina del territorio», ha aggiunto Francesco Pugliese, direttore del Dipartimento Emergenza presso l’Ospedale Pertini di Roma. «Un approccio  che, da un lato, poggi sulla formazione dei pazienti e dei caregiver in fase di accesso al pronto soccorso ma che, dall’altro, si avvalga di un sistema assistenziale multiprofessionale e multidisciplinare, senza alcuna discontinuità. In questo senso, un contributo importante viene dall’innovazione e, in particolare, dalle nuove tecnologie che consentono monitoraggio dei livelli glicemici con sensori e anche in remoto, secondo le logiche di una sempre più efficiente telemedicina».
Proprio in relazione al contributo che la sanità digitale in generale e la telemedicina in particolare potranno offrire in questo campo, Simona Loizzo, presidente dell’Intergruppo Parlamentare Sanità Digitale e Terapie Digitali, ha puntualizzato: «Credo che la patologia diabetica sia uno degli ambiti sanitari che potrà trarre maggior beneficio dalla progressiva affermazione non solo della sanità digitale - e quindi della telemedicina - ma anche e soprattutto dalle terapie digitali: due voci del futuro prossimo del nostro sistema sanitario sulle quali il nostro intergruppo sta lavorando con impegno per la messa a punto di un quadro normativo che ne possa favorire la rapida affermazione».

Sul tema del monitoraggio in remoto dei livelli glicemici resta però ancora molto da fare. Solo la metà dei pazienti eleggibili utilizza questa tecnologia.

«Se è vero, come è vero, che il paziente diabetico è un soggetto complesso che presenta esigenze particolari e che richiede un approccio adeguato e multidisciplinare. Le parole d’ordine per la gestione delle fasi post ospedaliere di questi pazienti non possono che essere due: continuità di cura e dimissione protetta, basata su un network ospedale-territorio», ha concluso Lina Delle Monache di Federdiabete Lazio.