Insetti in alimenti e cosmetici: possono essere un rischio per chi è allergico a crostacei e acari
Tenebrio molitor, il verme giallo della farina, e Acheta domesticus, la farina di grillo fanno parte dei cosiddetti “novel foods”, gli alimenti derivati da insetti recentemente approvati dalla Commissione Europea. Hanno un alto contenuto proteico ma possono essere anche fonte di allergie. Evitarne il consumo non è semplice. Si stima che ogni italiano ne introduca, attraverso l’alimentazione o l’uso di cosmetici (in particolare rossetti) circa 500 grammi all’anno. Molte sostanze derivate da insetti vengono usate come coloranti. È il caso della cocciniglia, derivato dalla coccinella, indicato sulle etichette come E120, che viene utilizzato in succhi, yogurt (alla fragola e al mirtillo) e rossetti. La Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP) mette in guardia dal rischio di allergie a questi alimenti soprattutto tra i bambini.
Ma quali sono le principali proteine allergeniche negli insetti che possono nuocere a chi è allergico? «La tropomiosina e l'arginina chinasi, entrambi allergeni noti per la stretta relazione tra artropodi e crostacei, non devono essere consumati dalle persone allergiche ad acari e crostacei perché queste potrebbero manifestare reazione in seguito alla loro assunzione» spiega Angela Klain, JM SIAIP e AIF in Pediatria Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. Secondo la Food and Drug Administation, ad esempio, si possono trovare fino a 60 frammenti di insetti ogni 100 grammi di cioccolato.
«È importante sottolineare che non tutti i pazienti allergici agli acari della polvere o ai crostacei sono a rischio, ma solo quelli sensibilizzati ai panallergeni cross-reattivi come Der p10 per l’acaro della polvere o Pen a1 per i crostacei, che noi comunemente testiamo presso il nostro ambulatorio nei casi selezionati. Pertanto, la comprensione delle relazioni tra allergie agli acari della polvere e allergie agli insetti è cruciale. La prevalenza dell'allergia alimentare agli insetti in Europa è scarsamente documentata a causa della mancanza di test diagnostici standardizzati, complicando la conferma della diagnosi. In casi di incertezza tra sensibilizzazione positiva e anamnesi dubbia, si può considerare il test di provocazione orale (TPO) solo in circostanze molto specifiche. La comprensione dell' allergenicità degli insetti commestibili è ancora un'area di ricerca in evoluzione, con la prospettiva di identificare anafilassi precedentemente considerate senza spiegazioni», precisa Miraglia Del Giudice, professore di Pediatria e Allergologia e Immunologia Pediatrica all’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli.