Usa, la ricerca biomedica pubblica rischia di scomparire. I giovani preferiscono il privato

La strategia

Usa, la ricerca biomedica pubblica rischia di scomparire. I giovani preferiscono il privato

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Immagine: axventura, CC BY 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Bisogna correre ai ripari. L’industria è da tempo molto più allettante per i giovani ricercatori. Le proposte dei National Institutes of Health per interrompere la tendenza: aumentare lo stipendio è necessario ma non basta

Aumentare gli stipendi, ridurre la durata del contratto per lasciare aperta la strada a nuove opportunità, favorire le collaborazioni internazionali. Sono alcune delle misure che i National Institutes of Health, l’ente di ricerca medica del governo degli Stati Uniti, hanno deciso di adottare per contrastare l’esodo senza precedenti dei ricercatori nell’ambito delle scienze della vita verso il mondo dell’industria che è stato capace di attirare i giovani scienziati con proposte molto più allettanti di quanto non sia riuscita a fare finora la ricerca pubblica. 

Il gruppo di lavoro dei National Institutes of Health incaricato di trovare soluzioni alla fuga dei cervelli dalle università alle aziende ha pensato per prima cosa, come era prevedibile, di aumentare gli stipendi dei ricercatori: il salario minimo per uno scienziato impiegato nel settore pubblico dal prossimo anno sarà di 70mila dollari all’anno da adattare al tasso di inflazione, il 20 per cento in più di quello attuale pari a 56mila dollari. 

Ma gli incentivi economici non bastano. Scegliere la ricerca pubblica non deve precludere altre opportunità per il futuro. Per questa ragione gli esperti dei Nih hanno proposto di limitare a cinque anni la durata della maggior parte dei contratti di ricerca, in modo tale che i giovani possano immaginare di tentare nuove strade una volta conclusa l’esperienza con l’ente accademico. 

Inoltre, viene concesso agli scienziati di dedicare almeno un decimo dell’orario di lavoro al loro sviluppo professionale e alla preparazione per  una futura carriera. I National Institutes of Health si impegnano anche a favorire collaborazioni internazionali per permettere ai ricercatori di conoscere altre realtà e ampliare così la possibilità di nuove esperienze lavorative. 

Fanno parte delle contromisure per salvare la ricerca accademica anche gli appositi finanziamenti a settori della ricerca poco rappresentati e gli incentivi destinati ai ricercatori che hanno intenzione di restare all’interno dell’ambito accademico ma non ambiscono a una cattedra universitaria.  

Così si spera di arginare un fenomeno che ha raggiunto proporzioni preoccupanti: secondo i dati di un sondaggio della National Science Foundation, nel 2022 tra i più promettenti neo dottorandi in scienze della vita, circa il 53 per cento aveva pianificato di perseguire un post-dottorato rispetto al 64 per cento del 1995. Nello stesso periodo, la percentuale di laureati con un lavoro accademico è scesa dal 51 al 27 per cento, mentre la percentuale di reclutati nel settore industriale è aumentata dal 25 al 54 per cento. Come conseguenza è diminuito il numero totale di ricercatori postdoc, passando da circa 21.900 nel 2020 a 20.245 nel 2021. Tutto ciò ha un impatto rilevante sulla ricerca: senza risorse sufficienti gli studi vengono abbandonati, i finanziamenti scadono, le ipotesi che potrebbero portare a risultati concreti non vengono mai testate e i progetti stagnano per mesi e anni impedendo alla scienza di fare progressi. 

Come si conviene a un ente scientifico, le decisioni del gruppo di lavoro dei National Institutes of Health si sono basate su una serie di dati tra cui le risposte ai questionari sulle aspettative dei neolaureati o dei postdottorandi. Il 90 per cento dei 3.300 partecipanti ha indicato lo stipendio come fattore determinante per la scelta. Da qui la decisione di rimpolpare significativamente la busta paga dei ricercatori. C’è però chi sostiene che l’aumento stabilito dagli esperti dei Nih non sia ancora sufficiente per rendere allettante la ricerca pubblica per le giovani generazioni di scienziati.