Insonnia, l’appello degli esperti: va riconosciuta come “malattia cronica ed invalidante” e inserita nei Lea

L’iniziativa

Insonnia, l’appello degli esperti: va riconosciuta come “malattia cronica ed invalidante” e inserita nei Lea

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Immagine: ©HealthDesk
di redazione
Incide sulla salute e sulle performance lavorative e rappresenta una sfida non solo sanitaria, ma anche politica. I costi diretti e indiretti si aggirano intorno ai 30 miliardi di euro l’anno. L’appello dal Policy brief sul tema: l’insonnia va definita “malattia cronica ed invalidante” 

È decisamente fuori posto. L’insonnia non può più essere archiviata nella lista dei disturbi con cui imparare a convivere perché è una malattia cronica e invalidante e ha tutti requisiti per essere inserita nell’elenco dei livelli essenziali di assistenza. È lì che deve stare. Chi ne soffre, il 10 per cento della popolazione nel mondo, ha diritto a cure, servizi e prestazioni a carico del servizio sanitario nazionale. Si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma quello proposto nel corso del Policy brief sull’insonnia cronica presentato oggi, 27 giugno, a Roma e realizzato con il contributo non condizionato di Idorsia.

Medici, esperti delle principali società scientifiche e rappresentanti del mondo associativo e della ricerca, coordinati da Luigi Ferini Strambi, direttore del Centro di Medicina del Sonno del San Raffele di Milano, si sono confrontati in un tavolo di lavoro curato da FB & Associati da cui sono emerse le lacune  dell’assistenza sanitaria che devono essere colmate.

«Nella stesura del policy brief abbiamo sottolineato come la mancanza di linee guida nazionali,  di un percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) ed una scarsa attività di informazione incidano molto sul corretto trattamento dell’insonnia cronica. Dobbiamo aiutare coloro che soffrono di questo disturbo a non sottovalutarlo derubricandolo a caratteristica personale. L’insonnia cronica è un disturbo reale, che impatta molto sulle vite, socialmente ed anche economicamente», ha specificato Stefano Vella, epidemiologo e professore di Salute Globale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. 

Ridefinire l’insonnia

Il Policy brief si è concluso con una serie di  raccomandazioni precise rivolte ai decisori politici.  

  • Riconoscere l’insonnia come malattia cronica ed invalidante e prevedere disposizioni per la sua diagnosi e per l’assistenza delle persone che ne sono affette.
  • Avviare le procedure di riconoscimento ed inserimento della patologia nelle due importanti classificazioni ministeriali: elenco delle malattie e condizioni croniche invalidanti ai sensi del DPCM 12 gennaio 2017 “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502”; tabella di cui al Decreto del Ministero della Sanità 5 febbraio 1992“Approvazione della nuova tabella indicativa delle percentuali d’invalidità per le minorazioni e malattie invalidanti”.
  • Definire percorsi e strategie di riconoscimento per un più definito inquadramento della patologia e la più appropriata gestione dell’insonnia cronica.
  • Individuare le criticità che ostacolano il supporto al paziente da parte della rete medico-sanitaria.
  • Promuovere campagne di comunicazione e sensibilizzazione rivolte a cittadini finalizzate a combattere il diffuso fenomeno dell’autogestione dell’insonnia con conseguente uso spesso inappropriato dei farmaci.
  • Promuovere iniziative di formazione rivolte in prima istanza ai Medici di Medicina Generale ed agli altri professionisti sanitari finalizzate a migliorare la conoscenza del problema “insonnia”, delle sue conseguenze negative sullo stato di salute e sulla Qualità di vita delle persone, dell’uso appropriato dei farmaci e delle possibilità di ricorso ai Centri Specialistici per le forme di malattia di più difficile gestione.
  • Promuovere una più stretta collaborazione tra la medicina generale e il mondo della medicina del sonno.
  • Sviluppare delle linee guida nazionali sull’insonnia cronica coerenti con quelle europeeche, tra le altre cose, recepiscano la centralità delle differenze di genere nelle diagnosi e nei trattamenti dell'insonnia;
  • Definire un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale sull’insonnia. 

«Il dialogo tra scienza e politica per il benessere delle persone e della comunità ci spinge ad alzare sempre più l'asticella della ricerca di soluzioni normative, regolatorie e organizzative, a fronte delle nuove consapevolezze scientifiche. Un percorso di valore che oggi deve portare la società a riconoscere l'insonnia per quel che emerge dall'evidenza scientifica: un disturbo e non una caratteristica o uno stato emotivo. E agire di conseguenza su tutti i piani di intervento pubblico.   Un primo segnale concreto potrebbe essere lo stimolo attivo per l'attivazione nel Mezzogiorno di centri del sonno, adeguando i modelli e le esperienze già maturati in altri territori alle peculiarità di ogni autonomia organizzativa, così da tenere fede al dettato costituzionale di pari diritti per tutti i cittadini», ha dichiarato Ignazio Zullo, senatore della 10a Commissione Affari Sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza. 

Un problema politico oltre che sanitario

L’insonnia cronica è un disturbo molto più diffuso di quanto si pensi, ma è spesso sottovalutato, non diagnosticato e non trattato adeguatamente. Secondo le stime recenti nel nostro Paese circa il 30 per cento della popolazione dorme troppo poco, mentre considerando solo gli individui che si rivolgono effettivamente al medico di base, l’incidenza dell’insonnia risulta molto più alta: fra il 55 per cento e il 64 per cento.

Le ore di sonno mancate e accumulate nel tempo si traducono in problemi di salute non banali. L’insonnia è infatti associata a malattie cardiovascolari e metaboliche, al diabete, a disturbi dell’umore, a depressione e ansia. Chi soffre di insonnia finisce così per pesare sul bilancio dei costi sanitari ed è anche meno produttivo perché si assenta più spesso dal lavoro o lavora male perché ha comprensibili difficoltà di concentrazione. Tra costi diretti e indiretti si calcola che la spesa pubblica per l’insonnia raggiunga i 30 miliardi di euro ogni anno. 

Per queste ragioni l'insonnia cronica rappresenta un'importante sfida non solo sanitaria, ma anche politica. 

«L’insonnia è una malattia. Promuovere consapevolezza su questa banale verità e inserirla nell’elenco delle malattie e condizioni croniche invalidanti permetterà di ridurre drasticamente quella quasi metà dei pazienti che ne soffrono e che non intraprendono alcun percorso di diagnosi e trattamento. Non è solo un dovere culturale e sanitario, ma anche un atto di lungimiranza economica, stante gli elevati costi economici dell’insonnia non trattata», ha dichiarato Luigi De Gennaro, professore del Dipartimento di Psicologia de l’Università Sapienza di Roma e segretario dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno. 

Puntare su prevenzione e trattamenti più efficaci 

Individuare le strategie più efficaci per la prevenzione e il trattamento della malattia e delle sue comorbidità dovrebbe essere una priorità della politica perché con le iniziative giuste si può migliorare la qualità di vita degli individui, e aumentarne il rendimento

«L’insonnia cronica rappresenta un'importante sfida non solo sanitaria, ma anche politica. La conferenza ha proprio l’obiettivo di porre all’attenzione delle istituzioni questo disturbo e fare in modo che ogni richiesta di assistenza da parte di chi soffre di insonnia cronica venga accolta e gestita nella maniera più ottimale dal personale medico-sanitario. La stesura del policy brief è stata incentrata non solo sull’illustrare come la qualità e la durata del sonno siano essenziali per il benessere dell’individuo, ma anche come si possano abbattere gli elevati costi diretti e indiretti, ponendo rimedio a questo disturbo. Oggi, dall’insonnia cronica si può guarire riuscendo a migliorare globalmente e universalmente la salute psicofisica degli individui che ne sono affetti, garantendo loro una buona qualità di vita», ha dichiarato Luigi Ferini Strambi, professore di Neurologia e direttore del Centro di Medicina del Sonno dell’IRCCS Ospedale San Raffele di Milano.