Cancro al seno, negli ultimi trent’anni la mortalità è calata di 10 punti percentuali

L’analisi

Cancro al seno, negli ultimi trent’anni la mortalità è calata di 10 punti percentuali

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Immagine: Drnavneettripathi, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Negli anni Novanta chi riceveva una diagnosi di tumore al seno aveva un rischio di morte entro cinque anni del 14,4%. Nel 2015 la probabilità di non sopravvivere è scesa al 4,9%. Ma per una ristretta categoria di pazienti il rischio di mortalità è ancora elevato. Lo studio sul Bmj

Dal 14,4 per cento si è passati al 4,9 per cento. I progressi nella cura del tumore al seno degli ultimi vent’anni sono descritti in quei 10 punti percentuali di differenza nella mortalità a cinque anni dalla diagnosi. 

Una diagnosi di tumore al seno ricevuta tra il 1993 e il 1999 era associata a  un rischio di morte a cinque anni in media del 14, 4 per cento. La stessa diagnosi tra il 2010 e il 2015 comportava un rischio di morire nei cinque anni successivi alla scoperta della malattia del 4,9 per cento. Oggi la maggior parte delle donne con un tumore al seno individuato in fase precoce può aspettarsi di vivere a lungo entrando a far parte della categoria epidemiologica dei “long term cancer survivors”. Per una piccola percentuale di pazienti però, la sopravvivenza a lungo termine resta ancora oggi una rarità.  

A ricostruire l’evoluzione della prognosi del tumore della mammella negli ultimi trent’anni è stato uno studio appena pubblicato sul British Medical Journal che fornisce dati rassicuranti per la gran parte delle donne e individua le minoranze che non hanno beneficiato delle nuove terapie, per le quali il rischio di mortalità è rimasto sostanzialmente invariato. 

I ricercatori hanno utilizzato i dati del National Cancer Registration and Analysis Service del Regno Unito per analizzare il rischio a lungo termine di morire di cancro al seno dopo una diagnosi del tumore nella fase iniziale.

Sono rientrate nello studio tutte le 512.447 donne con carcinoma mammario in fase iniziale (cioè carcinoma confinato al seno o ai linfonodi ascellari) registrate in Inghilterra dal gennaio 1993 al dicembre 2015 e che sono state sottoposte a un intervento chirurgico.

Dall’analisi dei tassi annuali di mortalità è emerso che in generale il rischio di mortalità per cancro al seno è più alto nel corso dei cinque anni successivi alla diagnosi e più basso nel periodo successivo. Questa tendenza si è riscontrata in tutti i periodi presi in esame (1993-99, 2000-04, 2005-09 e 2010-15). Ma tra il 1993 e il 2015 il rischio di morire per un tumore al seno è diminuito notevolmente passando dal 14,4 per cento per le donne con diagnosi ricevuta nel periodo 1993-99 al 4,9 per cento per le donne con diagnosi ricevuta nel periodo 2010-15. I dati sono riferiti al valore medio della sopravvivenza.

I ricercatori hanno osservato che il rischio di mortalità però varia considerevolmente all’interno del campione in base ad alcune caratteristiche delle pazienti, come l’età, la modalità con cui è avvenuta la diagnosi  (mediante screening oppure per la comparsa di sintomi), la presenza nel tumore di alcuni recettori, le dimensioni del cancro, il grado e il numero di linfonodi coinvolti. Per il 62,8 per cento delle donne il rischio di mortalità è oggi inferiore al 3 per cento, ma per il 4,6 per cento resta superiore al 20 per cento. 

«Il nostro studio è una buona notizia per la grande maggioranza delle donne con diagnosi di cancro al seno in fase iniziale oggi perché la loro prognosi è migliorata molto. La maggior parte di loro può aspettarsi di diventare una sopravvissuta al cancro a lungo termine», concludono i ricercatori.