Disforia genere, endocrinologi a difesa delle cure che sospendono pubertà
«Gli studi di follow up dimostrano che i trattamenti con farmaci bloccanti la pubertà sono reversibili, consentono di guadagnare tempo per riflettere in modo consapevole sulla scelta di cambiare sesso e sono in grado di ridurre in modo significativo depressione, rischio suicidario e comportamenti autolesivi negli adolescenti trattati». Così Annamaria Colao, presidente della Società Italiana di Endocrinologia (SIE), e Mariacarolina Salerno, presidente della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP) si sono espressi a proposito dei trattamenti per sospendere la pubertà in persone con disforia di genere.
Le due società scientifiche, insieme alla Società Italiana Genere, Identità e Salute (SIGIS), la Società Italiana di Pediatria (SIP), la Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS) e l’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere (ONIG) sono tra le firmatarie di una lettera inviata al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro della Salute Orazio Schillaci per prendere posizione contro quanto ha affermato nei giorni scorsi la Società Psicoanalitica Italiana (SPI) che aveva messo in guardia dal rischio di danni fisici e psichici derivanti dall’uso di questi medicinali. Si tratta di dichiarazioni “infondate dal punto di vista scientifico e ingiustificatamente allarmistiche”, scrivono nella lettera le società scientifiche.
«Riteniamo che la posizione della SPI contenga errori di interpretazione e imprecisioni in contrasto con i dati scientifici ad oggi disponibili», hanno dichiarato Annamaria Colao, presidente SIE, e Mariacarolina Salerno, presidente SIEDP. «Il trattamento con i farmaci bloccanti la pubertà in adolescenti con disforia di genere non è peraltro in sperimentazione, come erroneamente descritto dalla SPI, ma è stato autorizzato dal Comitato Nazionale di Bioetica nel 2018 e approvato da Determina dell’AIFA nel 2019, nonché sostenuto da raccomandazioni scientifiche anche internazionali e già ampiamente utilizzato nella pratica clinica», hanno aggiunto le due specialiste. «Tutto questo rischia di creare un allarme ingiustificato nei ragazzi con disforia di genere in cui è presente una profonda sofferenza psichica legata anche al pregiudizio e allo stigma di chi nega che l’identità sessuale possa essere incongruente con il sesso assegnato alla nascita».