Gimbe: «Illusorio» l'aumento della spesa sanitaria per il 2024

Sanità

Gimbe: «Illusorio» l'aumento della spesa sanitaria per il 2024

di redazione

Spesa sanitaria in discesa nel 2023 e calo del rapporto tra spesa sanitaria e Prodotto interno lordo sia nel 2025 sia nel 2026, sotto il livello pre pandemia (era al 6,4% nel 2019). È questa la sintesi sulla sanità che la Fondazione Gimbe dà del Documento di economia e finanza (Def) 2024 approvato lo scorso 9 aprile dal Consiglio dei ministri.

«Rispetto alle previsioni di spesa sanitaria sino al 2027 – osserva Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione – il Def 2024 certifica l’assenza di un cambio di rotta e ignora il pessimo “stato di salute” del Servizio sanitario nazionale».

L'analisi Gimbe sul consuntivo 2023. Il Def 2024 certifica per l’anno 2023 un rapporto spesa sanitaria/Pil del 6,3% e, in termini assoluti, una spesa sanitaria di 131.103 milioni, oltre 3.600 milioni in meno rispetto a quanto previsto dalla Nadef 2023 (134.734 milioni). «Tale riduzione di spesa – sostiene Cartabellotta – consegue in larga misura al mancato perfezionamento del rinnovo dei contratti del personale dirigente e convenzionato per il triennio 2019-2021, i cui oneri non sono stati inputati nel 2023 e spostati al 2024. In misura minore hanno inciso le spese per contrastare la pandemia, che sono state inferiori al previsto». Rispetto al 2022 la spesa sanitaria nel 2023 si è ridotta dal 6,7% al 6,3% del Pil e di 555 milioni in termini assoluti. Questo dato; commenta il presidente Gimbe, certifica che il 2023 è stato segnato da «un netto definanziamento» in termini di rapporto spesa sanitaria/Pil (-0,4%), «facendo addirittura segnare un valore negativo della spesa sanitaria, il cui potere d’acquisto è stato anche ridotto da un’inflazione che nel 2023 ha raggiunto il 5,7% su base annua».

Previsionale 2024. Il rapporto spesa sanitaria/Pil nel 2024 sale al 6,4% rispetto al 6,3% del 2023; in termini assoluti la previsione di spesa sanitaria è di 138.776 milioni, ovvero 7.657 milioni in più rispetto al 2023 (+5,8%). In realtà, secondo Cartabellotta l’incremento di oltre 7,6 miliardi stimato per il 2024 è «illusorio» perchè in parte dovuto allo spostamento al 2024 della spesa prevista nel 2023 per i rinnovi contrattuali 2019-2021, in parte agli oneri correlati al personale sanitario dipendente per il triennio 2022-2024 e all’anticipo del rinnovo per il triennio 2025-2027: «Una previsione poco comprensibile, visto che la Legge di Bilancio 2024 non ha affatto stanziato le risorse per questi due capitoli di spesa».

Previsionale 2025-2027. Nel triennio 2025-2027, a fronte di una crescita media annua del Pil nominale del 3,1%, il Def 2024 stima al 2% la crescita media annua della spesa sanitaria. Il rapporto spesa sanitaria/Pil si riduce dal 6,4% del 2024 al 6,3% nel 2025-2026, al 6,2% nel 2027. Rispetto al 2024, in termini assoluti la spesa sanitaria nel 2025 sale a 141.814 milioni (+2,2%), a 144.760 milioni (+2,1%) nel 2026 e a 147.420 milioni (+1,8%) nel 2027. «Considerato che il Def in forma “semplificata” non contiene indicazioni sulle politiche economiche per la prossima Legge di Bilancio – commenta il presidente Gimbe – se da un lato le previsioni sul triennio 2025-2027 confermano il progressivo calo del rapporto spesa sanitaria/Pil, dall’altro non si possono escludere ulteriori riduzioni della spesa sanitaria visti i margini molto risicati per finanziare in deficit la prossima Manovra». Pertanto «rimangono molto azzardate» secondo Cartabellotta, le stime di 6.414 milioni in più nel 2025 e di 9.160 milioni nel 2026, tenendo conto che il fabbisogno sanitario nazionale fissato dalla Legge di Bilancio 2024 è di 135.400 milioni per il 2025 e 135.600 milioni per il 2026. 

Peraltro, in assenza di misure programmatiche nel Def 2024, «bisognerà capire dove reperire le risorse sia per abolire gradualmente il tetto di spesa per il personale sanitario, come annunciato dal presidente Meloni e del ministro Schillaci, sia da destinare alle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di protesica, visto che l’aggiornamento dei nomenclatori tariffari è stato rinviato in accordo con le Regioni al 1° gennaio 2025 per mancanza di fondi, posticipando ancora una volta l’esigibilità dei “nuovi” Livelli essenziali di assistenza, ben otto anni dopo la loro approvazione».
Insomma, Il Def 2024  «conferma che, in linea con quanto accaduto negli ultimi quindici anni, la sanità pubblica non rappresenta affatto una priorità neppure per l’attuale Governo. In tal senso, la comunicazione pubblica dell’Esecutivo continua a puntare esclusivamente sulla spesa sanitaria in termini assoluti, che dal 2012 è quasi sempre aumentata rispetto all’anno precedente, e non sul rapporto spesa sanitaria/Pil che documenta al contrario un lento e inesorabile declino, collocando l’Italia prima tra i Paesi poveri dell’Europa e ultima del G7 di cui proprio nel 2024 il nostro Paese ha la presidenza».

La Fondazione Gimbe propone un Piano di rilancio del Ssn che prevede un aumento progressivo della spesa sanitaria, con l’obiettivo di allinearla entro il 2030 alla media dei Paesi europei. «Considerato che nel 2022 il gap della spesa sanitaria pro-capite con la media dei Paesi europei ha superato in totale i 47 miliardi, il Def 2024 non pone affatto le basi per ridurlo progressivamente» cosicchè «il perseverante definanziamento pubblico aumenterà la distanza con i Paesi europei e affonderà definitivamente il Ssn – conclude Cartabellotta - compromettendo il diritto costituzionale alla tutela della salute delle persone, in particolare per le classi meno abbienti e per i residenti nelle Regioni del Sud».