Nessun ritardo di sviluppo dei bimbi dal lockdown

Lo studio

Nessun ritardo di sviluppo dei bimbi dal lockdown

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Immagine: Hadi, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Per i ricercatori, «è una scoperta davvero importante e rassicurante. Ci sono stati dei cambiamenti, ma non sta cascando il cielo».

I bambini che hanno trascorso la loro prima infanzia nel periodo iniziale della pandemia non hanno subito significativi ritardi nel raggiungimento delle convenzionali tappe dello sviluppo. È il risultato di uno studio coordinato dalla Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora pubblicato sulla rivista JAMA Pediatrics.

I possibili effetti del lungo lockdown sullo sviluppo dei bambini più piccoli sono stati una delle tante preoccupazioni nei primi mesi della pandemia. Una teoria, definita «dello stress familiare prevede che l’isolamento sociale associato alla pandemia, le difficoltà economiche, i cambiamenti nella routine e lo stress psicosociale si tradurrebbero in un minore benessere dei bambini e in risultati di sviluppo peggiori», scrivono i ricercatori.  In linea «con queste previsioni, la pandemia è stata collegata a una minore qualità della vita correlata alla salute dei bambini, a un aumento della sofferenza mentale, a una diminuzione del sonno e a un aumento del rischio di obesità». Inoltre, continuano, «nei bambini in età scolare, revisioni sistematiche e meta-analisi hanno rilevato diminuzioni nei risultati e nell’apprendimento». Meno chiaro, però, è quali possano essere stati gli effetti delle restrizioni connesse alla pandemia nei bambini più piccoli. 

Alcuni studi, in effetti, hanno suggerito la presenza di ritardi nello sviluppo, tuttavia a oggi non esistono dati definitivi in merito. Nella nuova ricerca sono stati analizzati i dati di oltre 50 mila bambini, di età compresa tra 0 e 5 anni, sottoposti a un questionario che valuta il livello di sviluppo del bambino.

Lo studio ha mostrato che la pandemia ha avuto conseguenze sullo sviluppo dei bambini. Queste però sono state di piccolissima entità: un ritardo medio del 3% nelle abilità di comunicazione; del 2% nella capacità di risoluzione dei problemi; del 2% nelle competenze sociali, mentre non c’erano cambiamenti nelle abilità motorie.

«Ci sono stati dei cambiamenti, ma non sta cascando il cielo. E questa è una scoperta davvero importante e rassicurante», ha affermato in una nota la prima firmataria dello studio Sara Johnson.