Diminuiscono i centri dialisi vacanza, pazienti a rischio
La malattia renale non va in vacanza. I pazienti dializzati sì. O almeno vorrebbero.
Ma la drammatica mancanza di posti dialisi vacanza viene negato il diritto di terapie salvavita a chi si sposta sul territorio per i soggiorni estivi. L’allarme, lanciato dalla Società Italiana di Nefrologia (SIN), non è una novità. La situazione si ripete ciclicamente, ma quest’anno assume delle dimensioni ancora più preoccupanti: due anni di Covid-19 hanno compromesso la qualità dei servizi per i pazienti in dialisi.
«Quest’anno -il Paese non è in grado di garantire ai non residenti l’erogazione dei trattamenti dialitici nella maggior parte delle Regioni - persino in quelle storicamente attive in questo senso. La mancanza di personale specializzato, cui si è aggiunta l’emergenza posti letto che abbiamo dovuto fronteggiare per prestare assistenza ai rifugiati provenienti dalle zone di guerra, ha portato a un’esacerbazione delle strutture nefrologiche», spiega Piergiorgio Messa, presidente SIN.
Restano interamente o parzialmente scoperte Regioni come la Liguria, la Sardegna e la Campania, alcune tra le località più battute dal turismo balneare. Tra le Regioni virtuose l’Emilia Romagna, il Lazio, le Marche.
«Il caldo è uno dei nemici della salute renale perché l’aumento delle temperature mette a dura prova questi organi, sottoponendoli a uno sforzo maggiore per trattenere liquidi e sali minerali che si perdono in maniera cospicua con la sudorazione. I reni lavorano a un regime aumentato. Inoltre, la dilatazione dei vasi sanguigni indotta dal caldo può provocare una riduzione della pressione arteriosa, riducendo la quantità di sangue - e quindi di ossigeno - che arriva ai nostri reni. Come conseguenza dell’aumentata sudorazione, inoltre, si producono urine più concentrate, favorendo l’aggregazione di sali minerali in cristalli che, crescendo, si trasformano in veri e propri calcoli urinari. A maggior rischio di sviluppare calcoli sono coloro che aumentano il consumo di bevande zuccherate e e contenenti additivi, anziché aumentare il consumo di acqua», spiega Messa.
Per fronteggiare il caldo, evitare un peggioramento della funzione renale nei pazienti nefropatici e accelerare lo sviluppo di malattia renale cronica nelle persone predisposte, è necessario compensare la perdita di liquidi e sali bevendo almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno, da aumentare in caso di sudorazione profusa o esposizione a climi caldi e molto ventilati. Importante inoltre reintegrare, seppur moderatamente, la quantità di sale che viene fisiologicamente persa in caso di abbondante sudorazione, ad eccezione dei casi di soggetti con pressione arteriosa elevata. Si consiglia inoltre ai pazienti di continuare a seguire un’alimentazione povera di proteine animali. Restano validi per tutti, inoltre, i consigli di non esporsi al sole nelle ore più calde e applicare un’importante protezione cutanea.