Influenza: l’epidemia viaggia sul web. Ma le cure interessano più dei vaccini
Se valesse il criterio del “purché se ne parli”, il giudizio finale sarebbe positivo: di influenza sul Web se ne parla eccome. Ma questo è uno di quei casi in cui il “come” è più importante del “quanto”. E a guardare i risultati dell’indagine “Social flu” condotta da Voices from the Blog, spin-off dell’Università Statale di Milano, su come la Rete affronta il tema dell’influenza i sostenitori delle campagne di vaccinazione non hanno di che rallegrarsi troppo.
Dall’analisi di 700 mila fonti on line, tra social media, blog, news, enciclopedie, forum di medici, siti specialistici di medicina e istituzioni, emerge un dato indiscutibile: la cura è più citata della prevenzione. Nel 56 per cento dei casi quando si parla di influenza si nominano i farmaci per curarla e solo nel 15,5 per cento quelli per prevenirla, cioè i vaccini antinfluenzali. Nel salotto della Rete c’è il posto adatto per ogni conversazione. «In generale - spiega Andrea Ceron, docente di Scienza Politica all’Università di Milano - i forum sono associati alle discussioni sui farmaci perché è il luogo virtuale in cui chiedere consigli pratici per curare lo stato influenzale, mentre nei social network prevale l’aspetto di prevenzione».
Il tema della vaccinazione, quindi, non spopola nella Rete, ma mantenendo ferma l’attenzione sul “come” se ne parla arriva la buona notizia: il 50,2 per cento dei commenti è positivo, il resto (38,8%) rimane neutrale. Tra i vantaggi del vaccino c’è la riduzione del contagio ( 26,8%) e il fatto di non ammalarsi più (24,2%).
I più virtuosi sono gli anziani che spendono a favore del vaccino molte più parole rispetto ai giovani. Nel 69 per cento delle conversazioni firmate da over 65 compaiono giudizi favorevoli al vaccino antinfluenzale. Del vaccino adiuvato però, indicato proprio per le persone anziane, si parla solo sui siti istituzionali (50,7%). Qualche altra debole traccia di interesse si trova nei blog dedicati alla terza età (25,8%) e nei siti di medicina (23,5%). Il vaccinio è ben visto dagli anziani perché diminuisce il rischio di complicanze ( 25,8 %) e la mortalità (25,1%). Ma la Rete mette in luce anche le paure della popolazione più avanti con gli anni. A spaventare sono gli effetti collaterali ( 50,3%) e il timore che possa provocare malattie più gravi di quelle che sconfigge. «Si tratta naturalmente di false paure - spiega Michele Conversano, igienistsa e Presidente HappyAgeing - gli studi scientifici e la pratica clinica hanno dimostrato nel corso degli anni la sicurezza e la tollerabilità dei vaccini antinfluenzali. Pensiamo ad esempio al vaccino adiuvato che viene utilizzato in Italia da quasia 20 anni, la cui sicurezza è provata da test effettuati su oltre 40 mila persone. per non parlare poi del profilo di tollerabilità, confermato da oltre 80 milioni in tutto il mondo».
Insomma, nel web c’è un po’ di tutto. Si parla molto dei sintomi, pur confondendo ancora il raffreddore con l’influenza, e di come curarli, si parla, anche se ancora poco, di vaccini e dei loro vantaggi, ma non si dimostra interesse per il tema dell’appropriatezza vaccinale, fondamentale nella strategia di prevenzione dell’influenza.
«Il concetto è molto semplice - spiega Tommasa Maio, Responsabile Area Vaccini Fimmg - a ciascuno spetta il suo vaccino. Si tratta di una questione di appropriatezza. Se sono una persona anziana, fragile, con altre malattie concomitanti come il diabete, ho bisogno di essere protetto con vaccini che potenzino la mia risposta immunitaria. Il medico di famiglia deve poter scegliere in scienza e coscienza lo strumento vaccinale che ritiene essere il più appropriato, e quindi efficace, tra quelli predisposti dalle Regioni».
Per esempio, il vaccino adiuvato con Mf59 si è dimostrato il più efficiente nel proteggere gli anziani. Ma su Internet e sui social se ne parla poco.