Tumori: nel nuovo piano oncologico mancano obiettivi concreti e risorse

15° Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici

Tumori: nel nuovo piano oncologico mancano obiettivi concreti e risorse

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Immagine: U.S. Navy photo by Chief Warrant Officer Seth Rossman., Public domain, via Wikimedia Commons
di redazione
Favo: per assicurare la realizzabilità e l’allineamento del nostro Piano a quello europeo è assolutamente indispensabile l’immediata attivazione delle Reti Oncologiche Regionali e della Rete Nazionale dei Tumori Rari

C’è una “conditio sine qua non” per garantire ai malati di cancro la presa in carico complessiva e la migliore qualità di vita possibile. Che è l’attivazione delle Reti Oncologiche Regionali e della Rete Nazionale dei Tumori Rari. Lo ha sottolineato la Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo) in occasione della presentazione del 15° Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici nell’ambito della XVIII Giornata nazionale del malato oncologico promossa dalla stessa FAVO. 

Ma l'assistenza ai malati oncoligici ha ancge altri punti critici. 

Il Piano Oncologico Nazionale (PON) 2023-2027 è un documento ambizioso, però è troppo generico nella formulazione degli obiettivi e non prevede i necessari finanziamenti per la loro realizzazione. Gli aspetti più critici riguardano, per l’appunto, le Reti Oncologiche Regionali, ancora prive di risorse dedicate. Non sono neanche indicati gli strumenti per raggiungere la copertura prevista per gli screening per i tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina.  Mancano riferimenti puntuali alla qualità delle prestazioni chirurgiche in oncologia e l’ammodernamento del parco tecnologico non contempla le attrezzature per la radioterapia. I punti deboli non finiscono qui. 

Mancano i criteri per programmare la realizzazione di laboratori di biologia molecolare sul territorio nazionale e non sono previsti i necessari interventi urgenti di carattere normativo per la riabilitazione. Lacune che rischiano di compromettere la presa in carico dei pazienti e la loro qualità di vita, oltre ad aumentare i costi della malattia. Ogni anno infatti in Italia si registrano 895mila ricoveri per tumore, con una spesa annuale per i soli costi diretti ospedalieri pari a oltre 4 miliardi di euro, a cui si aggiungono 2,5 miliardi di uscite per le prestazioni assistenziali. 

Per questo FAVO, insieme a tutte le Società scientifiche, avanza alcune richieste contenute nel 15° Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologi al fine di tradurre finalmente in pratica le buone intenzioni della politica. Il punto di partenza è l’istituzione di un tavolo di lavoro per la stesura di un regolamento attuativo, strutturato e definito, che renda operativo il Piano Oncologico Nazionale. Segue la richiesta di nominare di un gruppo di coordinamento per la valutazione annuale degli indicatori e la loro puntuale pubblicazione e di definire gli strumenti operativi che, sulla base del monitoraggio e degli indicatori annuali, permettano di procedere con le necessarie e tempestive misure correttive.

«Per assicurare la realizzabilità e l’allineamento del nostro Piano a quello europeo, che si basa su tre pilastri (prevenire il prevedibile; ottimizzare diagnosi e trattamento e qualità di vita), è assolutamente indispensabile l’immediata attivazione delle Reti Oncologiche Regionali e della Rete Nazionale dei Tumori Rari, conditio sine qua non per la presa in carico complessiva dei malati di cancro e per garantire loro la migliore qualità di vita possibile. Alla guarigione clinica spesso si accompagnano infatti disabilità, fisiche e psicosociali, recuperabili proprio attraverso programmi di riabilitazione. Ciò è necessario per restituire alla persona guarita una vita piena e soddisfacente, ma anche un dovere e una responsabilità collettiva per garantire un uso appropriato delle risorse», spiega Francesco De Lorenzo, presidente FAVO. 

Il Piano Europeo di lotta contro il cancro, presentato dalla Commissione Europea, riporta per il 2020 nei Paesi dell’Unione Europea 2,7 milioni diagnosi di cancro e 1,3 milioni di morti per questa patologia, stimando, in assenza di interventi strategici, un ulteriore aumento della mortalità di oltre il 24 per cento entro il 2035. Anche in Italia in questa prospettiva risulta indispensabile programmare nell’ambito del nostro SSN una strategia di controllo della malattia cancro, con iniziative e obiettivi definiti e soprattutto attuabili. 

«Questo può essere l’obiettivo della sanità pubblica per un adeguato controllo del cancro in tutte le fasi della malattia. In una strategia e programmazione sanitaria finalizzata a garantire l’effettiva realizzabilità del PON, è indispensabile integrare l’enunciazione tecnico-scientifica con aspetti più direttamente correlabili alla operatività ed alla efficacia degli interventi. Da un punto di vista di impostazione generale occorre sottolineare che alcuni temi più di carattere strategico richiedono un necessario allineamento con il Piano Europeo, come indicazioni di pianificazione e programmazione specifica in termini di rilevazione del fabbisogno, indicazioni specifiche delle risorse da investire o quantomeno degli standard di riferimento. È indispensabile per la sanità pubblica intervenire in aree con ricadute sui sistemi sanitari regionali, come l’implementazione degli screening oncologici con obiettivi regionali e trend temporali di crescita, la riqualificazione delle cure intermedie e dell’assistenza domiciliare, l’assistenza psicologica e la riabilitazione oncologica. Inoltre, è necessario prevedere interventi operativi a livello delle aziende sanitarie erogatrici che intervengano in merito ai tempi previsti, agli indicatori di monitoraggio, all’appropriatezza dei setting in base al percorso di cura del paziente oncologico e onco-ematologico, valorizzando da un lato la medicina di prossimità e dall’altro il ruolo dei centri di eccellenza, e l’accesso alla innovazione scientifica e alla ricerca», illustra Carmine Pinto, presidente della Federation of Italian Cooperative Oncology Groups (FICOG).

Una riduzione del 6-8 per cento della mortalità per tumore determinerebbe in Italia 10 mila -14mila decessi in meno ogni anno. «Questo può essere l’obiettivo della sanità pubblica per un’adeguata strategia di controllo del cancro, che comprenda tutte le fasi, dalla prevenzione primaria e sensibilizzazione dei cittadini, allo screening, alla diagnostica fino all’equità di accesso alle cure migliori sull’intero territorio. Nel PON viene dato molto risalto alle Reti Oncologiche Regionali, però non viene fatto cenno al Coordinamento Generale delle Reti Oncologiche, previsto nel Documento adottato dalla Conferenza Stato-Regioni il 17 aprile 2019. Inoltre, perché le Reti Oncologiche Regionali raggiungano una reale efficienza, sono necessarie risorse dedicate che non vengono stabilite dal PON, partendo da una valutazione dei bisogni e con una diretta autonomia di spesa. Elemento centrale delle Reti Oncologiche Regionali sono i Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali, ma anche in questo caso mancano indicazioni sui finanziamenti indispensabili per coprire le figure necessarie, quali clinical study coordinator, psicologi, nutrizionisti, fisiatri, assistenti sociali, professionalità che oggi mancano quasi ovunque», afferma Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom).