Udito a rischio per miliardo di giovani. Colpa della musica alta ma non solo

Lo studio 

Udito a rischio per miliardo di giovani. Colpa della musica alta ma non solo

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Immagine: by Karolina Grabowska via pexels.com
di redazione
La musica sparata nelle orecchie a 105 decibel fa male a tutti. Ma diventa ancora più dannosa per chi vive in zone con elevato inquinamento acustico. Uno studio sul Bmj Global Health stima che più un miliardo di adolescenti e giovani adulti siano a rischio di perdere l’udito

Sì, è vero, la musica a tutto volume sparata direttamente nelle orecchie fa male all’udito, così come il bombardamento di suoni lanciato dalle casse delle discoteche. Ma se, come suggerisce uno studio pubblicato sul British Medical Journal Global Health, più di un miliardo di giovani nel mondo rischia di compromettere le capacità uditive, una parte della colpa è anche del rumore di fondo a cui chi vive in città è esposto quotidianamente. Perché la quota di decibel  extra consentita per uno stordimento senza danni dipende anche dal livello di partenza. Per esempio per chi è esposto a un rumore di 80 decibel (la soglia di sicurezza massima) per 8 ore al giorno (chiunque viva o lavori accanto a una strada trafficata) può permettersi di godersi i suoi brani preferiti a 92 decibel per 2 ore e mezza al giorno, oppure a 98 decibel per 38 minuti, o a 101 decibel per 19 minuti. Se va oltre, danneggia l’udito. Il problema è che la maggior parte degli adolescenti o dei giovani adulti pompa il volume delle cuffiette fino a 105 decibel, mentre la musica delle discoteche va dai 104 ai 112 decibel. In questi casi si rischia di di andare incontro a un deficit dell’udito anche se l’esposizione avviene per brevi periodi di tempo. 

I ricercatori hanno raccolto i risultati di 33 studi condotti in Inghilterra, Francia, Spagna e Russia che hanno coinvolto in tutto 19mila partecipanti tra i 12 e i 34 anni di età che hanno indicato il livello di volume abituale dei dispositivi di ascolto e il tempo di utilizzo. In base alle risposte del campione, gli scienziati hanno calcolato quanti altri individui di quella fascia di età e con le stesse caratteristiche nel mondo potessero avere le stesse abitudini. 

Dall’analisi dei dati è emerso che la prevalenza di pratiche di ascolto non sicure tra gli adolescenti e i giovani adulti dovute all’uso di cuffie e auricolari o alla frequentazione di locali dove si mette musica ad alto volume è rispettivamente del 24 per cento e del 48 per cento. Da qui, sulla base dei dati della popolazione mondiale, deriva che il numero globale di giovani potenzialmente a rischio di perdita dell'udito varia da 0,67 a 1,35 miliardi.

I ricercatori riconoscono alcuni limiti ai loro risultati, tra cui il disegno non omogeneo dei vari studi e l'assenza di una metodologia standardizzata.

Le loro stime, inoltre, per loro stessa ammissione, non tengono conto di alcuni fattori potenzialmente influenti, come i dettagli demografici (e quindi anche l’esposizione all’inquinamento acustico dei partecipanti)  e le recenti modifiche alle normative sull'ascolto sicuro adottate in alcuni Paesi per limitare i danni dell’eccessiva esposizione ai suoni. Tuttavia, a loro avviso, esiste un reale pericolo di salute pubblica che deve essere affrontato urgentemente. «Si avverte la necessità che  i governi, le industrie e la società civile diano urgentemente la priorità alla prevenzione globale della perdita dell'udito promuovendo pratiche di ascolto sicure», concludono i ricercatori.