Sclerosi multipla: scoperta la variante genetica associata a un maggior rischio di disabilità

La scoperta

Sclerosi multipla: scoperta la variante genetica associata a un maggior rischio di disabilità

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Immagine: Nick Yudin, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Chi possiede una doppia copia della variante sviluppa la malattia in forma più aggressiva. Sarà possibile individuare i casi con prognosi peggiore e modulare la terapia di conseguenza. Lo studio internazionale con il contributo anche di ricercatori italiani su Nature

A volte i sintomi sono così diversi che non sembra possibile si tratti della stessa malattia. Perché la sclerosi multipla può presentarsi sotto doppia forma: può essere gestibile senza condizionare troppo la qualità di vita, oppure diventare nel giro di pochi anni invalidante, può essere mantenuta sotto controllo con i farmaci e non arrivare mai a fare grandi danni o al contrario può progredire velocemente e finire presto per compromettere la mobilità. Ora si scopre che a fare la differenza tra le due forme è una variante genetica individuata da un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge. Chi possiede questa variante sviluppa la sclerosi multipla in forma più grave di chi non la possiede. Se la variante genetica è trasmessa da entrambi i genitori, l’utilizzo di un ausilio per camminare sarà anticipato di circa quattro anni. I ricercatori hanno presentato la variante appena scoperta come il primo biomarcatore della sclerosi multipla, l’indicatore utile a prevedere la prognosi della malattia che non era ancora stato individuato.

Lo studio, pubblicato su Nature, che ha coinvolto più di 22mila persone con sclerosi multipla è frutto di una collaborazione internazionale tra più di 70 istituzioni guidate dall’Università di Cambridge e dell’Università della California San Francisco che ha visto l’Italia partecipare con l’Università del Piemonte Orientale, l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, l’Università degli Studi di Milano, la Fondazione IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza e l’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano. 

Tutti gli scienziati si sono messi alla ricerca dei fattori genetici che influenzano lo sviluppo della sclerosi multipla consultando i database di due grandi consorzi di ricerca sulla sclerosi multipla: l'International Multiple Sclerosis Genetics Consortium (IMSGC) e il MultipleMS Consortium. Le due istituzioni hanno fornito i dati di 12mila persone con sclerosi multipla con cui realizzare uno studio di associazione genome-wide, un tipo di ricerca che, ricorrendo ad analisi statistiche, riesce ad associare accuratamente le varianti genetiche a determinate caratteristiche degli individui o delle malattie. 

In questo caso, la caratteristica da associare era rappresentata dal  livello di gravità della sclerosi multipla valutato in base agli anni necessari per passare dalla diagnosi a un determinato grado di disabilità.

I centri di ricerca italiani hanno contribuito inserendo nella ricerca un’ampia casistica di persone con sclerosi multipla caratterizzate accuratamente da un punto di vista clinico che hanno rappresentato circa il 20 per cento dell’intera popolazione dello studio.

Dopo aver passato al vaglio oltre sette milioni di varianti genetiche, i ricercatori ne hanno trovata una associata a una progressione più rapida della malattia. La variante in questione è posizionata tra due geni, chiamati DYSF e ZNF638,  che finora non erano stati associati alla sclerosi multipla ma che potrebbero invece risultare coinvolti. Il primo gene influisce sulla riparazione delle cellule danneggiate, il secondo aiuta a controllare le infezioni virali.

«Questi geni sono normalmente attivi nel cervello e nel midollo spinale, e non nel sistema immunitario. I nostri risultati suggeriscono che la resilienza e la riparazione nel sistema nervoso determinano il corso della progressione della sclerosi multipla e che dovremmo concentrarci su queste parti della biologia umana per terapie più efficaci», ha affermato Adil Harroud, primo autore dello studio.

Per confermare le loro scoperte, gli scienziati hanno studiato la genetica di altre 10mila persone affette da sclerosi multipla. Osservando che i pazienti con due copie della variante sviluppavano disabilità più velocemente. 

Questa scoperta potrebbe aprire la strada a diagnosi più accurate e a terapie mirate: la presenza o meno della variante potrebbe infatti condizionare la scelta del trattamento

«Questo lavoro rappresenta un’importante svolta nell’ambito della medicina di precisione, in quanto potrebbe, per esempio, portare all’uso di terapie più aggressive sin dall’inizio in quei soggetti portatori di varianti genetiche sfavorevoli per la progressione. Inoltre, la conoscenza di questa variante e dei due geni in prossimità della variante potrebbe permettere di sviluppare nuovi farmaci che agiscano sul meccanismo d’azione di questi due geni e rallentino la progressione della malattia», commentano Sandra D’Alfonso, Filippo Martinelli Boneschi e Federica Esposito, ricercatori italiani coinvolti nello studio.