90 anni per l’Istituto Superiore di Sanità, celebrazioni alla presenza del Presidente della Repubblica

L'anniversario

90 anni per l’Istituto Superiore di Sanità, celebrazioni alla presenza del Presidente della Repubblica

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Il Presidente della Repubblica incontra i ricercatori Chiara Acchioni (a destra),Matteo Mancini e Benedetta Armocida. Immagine: © Istituto Superiore di Sanità
di redazione

Hanno preso il via oggi, con una cerimonia alla presenza del oresidente della Repubblica Sergio Mattarella, le celebrazioni dell’Iss per i 90 anni dalla fondazione dell’Istituto, avvenuta il 21 aprile 1934. 

Prima della cerimonia il Presidente ha incontrato due ricercatrici e un ricercatore dell’Istituto: Chiara Acchioni, 37 anni, vincitrice di due bandi di ricerca per under 40 con i suoi studi sul virus Hiv; Matteo Mancini, 35 anni, rientrato in Italia nel 2022 dopo diversi anni all’estero, vincitore del primo bando Iss Starting Grant per i suoi studi sui biomarcatori non invasivi per la malattia di Alzheimer; Benedetta Armocida, 35 anni, coordinatrice del progetto europeo Jacardi, la principale iniziativa scientifica continentale nel campo delle malattie cardiovascolari. 

«Novanta anni, un arco di tempo lungo quasi un secolo in cui si sono succedute generazioni, visioni, istanze, e questi anni hanno grandi storie da raccontare», ha detto il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Rocco Bellantone. «Entrando in questo palazzo questa storia si sente, come si sente, dal punto di vista umano e emotivo, il grande senso di appartenenza che provano tutte le persone che lavorano in questo Istituto, indipendentemente dal ruolo e dalla posizione che esse occupano. Si sente che si sta entrando nel tempio di una ricerca pensata per arginare la sofferenza e si sente forte la missione, ereditata nel tempo, di tutelare il bene pubblico, che in questo luogo significa essere custodi dell’accesso universale alle cure, della loro sicurezza, della sostenibilità di un sistema che includa tutti e che non escluda nessuno».

Per il futuro, dice Bellantone, «nella necessaria trasformazione che accompagnerà i prossimi anni della storia di questo Istituto ciò che rimarrà immutato sarà la sua vocazione alla ricerca pubblica. Non cambierà il suo obiettivo di individuare le migliori prassi sanitarie basate sulle migliori evidenze scientifiche. Non muterà il suo dovere di formare gli operatori e informare la popolazione, di costruire strategie per la tutela della salute. Non cambierà soprattutto la sua determinazione a essere accanto al Paese ogni volta che è necessario sia nelle situazioni ordinarie sia in quelle straordinarie», ha proseguito.

«Nel futuro penso perciò a un Istituto che abbia come centro la ricerca, che punti a studiare le malattie rare insieme a quelle dei grandi numeri, che rafforzi il suo impegno sulle emergenze infettive ma che contemporaneamente punti sulla cultura della prevenzione per sostenere il futuro del sistema di cure. Perché la prevenzione si impara. Si impara a mangiare bene sin da piccoli e sin da piccoli si impara a lavarsi le mani, a bilanciare l’attività fisica e le ore di studio. Scuola e famiglia hanno insieme a noi questa missione educativa mirata a due cose fondamentali: diventare anziani in salute e liberare risorse per chi ha bisogno di più assistenza. Il futuro passa inoltre attraverso cure sempre più personalizzate e perciò più costose che richiedono nuove politiche di welfare ma anche una nuova consapevolezza che fare prevenzione e custodire la propria salute significa contribuire a garantire le cure per tutti i cittadini. Questa strada non può che passare per la crescita del livello di alfabetizzazione scientifica che nel nostro Paese è ancora basso. L’istituto, con il suo patrimonio di competenze, anche in questa sfida si impegnerà a fare la sua parte perché la crescita della conoscenza che fa di una popolazione una popolazione consapevole è parte della democrazia».